Little Miss Sunshine

(Little Miss Sunshine)

Regia di Jonathan Dayton e Valerie Ferris

con Abigail Breslin (Olive), Greg Kinnear (Richard), Steve Carell (Frank), Toni Collette (Sheryl), Alan Arkin (nonno), Paul Dano (Dwayne), Bryan Cranston (Stan Grossman), Jill Talley (Cindy), Justin Shilton (Joss), Marc Turtletaub (Dottore).

PAESE: USA 2006
GENERE: Commedia, Drammatico
DURATA: 101′

La famiglia Hoover parte per un viaggio attraverso la California: il padre Richard, la madre Sheryl e suo fratello Frank, il figlio Dwayne, il nonno (uno strepitoso Alan Arkin, vincitore dell’Oscar) affronteranno un viaggio tragicomico in uno scalcinato furgone Volkswagen per portare la piccola Olive alla finale di un concorso di bellezza…

Passata in sordina in Italia (ma parecchio apprezzata nel resto d’Europa), è una delle commedie più astute, divertenti ed intelligenti dell’annata 2005/2006. La dirigono – e la scrivono – i coniugi Dayton. Il viaggio della famiglia Hoover serve per imbastire una riuscita parabola sulla società dell’apparire e sul pregiudizio che divide gli uomini in vinti e vincenti: è la storia di un gruppo di personaggi che la società cataloga come insalvabili “loser” (perdenti) nonostante, in realtà, essi mostrino una dignità e un valore superiori rispetto a qualunque “vincente” che si atteggi a tale. Le frecciatine politiche e satiriche non mancano (si pensi all’orrore puro del concorso di bellezza per bambine), e nemmeno i toni drammatici (la morte improvvisa del nonno) ma il film è essenzialmente molto, molto divertente. Merito di un’ironia acuta e pungente, capace di alternare i registri dal più basso al più alto; della straordinaria galleria di personaggi: il nonno cacciato dall’ospizio perché sniffava cocaina, il figlio grande che non parla per protesta, lo zio intelligentissimo che ha tentato il suicidio perché ripudiato da un uomo; di una regia elegante che asseconda i tempi comici perfetti degli attori, uno più bravo dell’altro. E poi gran colonna sonora, gran lavoro dei costumisti (citiamoli, una volta tanto), per un film intelligente, divertente, originale. E con un finale estremamente liberatorio, in cui si assiste alla messa in scena di una rivincita contro i pregiudizi, le differenze sociali, il perbenismo, la falsità della società dei media (e dei consumi). Da non perdere.

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