The Blues Brothers

(The Blues Brothers)

Regia di John Landis

con John Belushi (Joliet Jake), Dan Aykroyd (Elwood), Carrie Fisher (la ragazza misteriosa), Henry Gibson (capo dei nazisti), John Candy (Burton Mercer), James Brown (Reverendo Cleophus James), Cab Calloway (Curtis), Ray Charles (Ray), Aretha Franklin (Signora Murphy), Charles Napier (Tucker McElroy), Kathleen Freeman (Suor Mary Stigmata), Steve Lawrence (Maury), Twiggy (ragazza), The Blues Brothers Band.

PAESE: USA 1980
GENERE: Commedia musicale
DURATA: 133′ (142′)

Il giorno in cui Jake esce di prigione, suo fratello Elwood gli comunica che l’orfanotrofio in cui sono cresciuti sta per chiudere per mancanza di fondi.  Con la polizia, i nazisti dell’Illinois e il gruppo musicale dei Good Old Boys alle calcagna, i due riescono a rimettere insieme la vecchia Blues Band e a fare una serata in un albergo pieno di ragazzi, racimolando il denaro necessario per l’orfanotrofio ma finendo inevitabilmente di nuovo in galera .

Scritto dal regista con Dan Aykroyd, rappresenta il tentativo – unico e assolutamente riuscito – di fondere la comicità demenziale (fino a quel momento di ambientazione per lo più universitaria, vedi Animal House dello stesso Landis) col musical, considerato la massima espressione di un certo sfarzo di stampo hollywoodiano. Il risultato è un film musicale anomalo, sia nella scelta dei brani (quasi tutti blues e rock’n roll) che nei numeri che ne scaturiscono, modellati in maniera geniale quanto impagabile sulla comicità (e sulla corporeità, indissolubilmente legate) dei due protagonisti, che si erano inventati i personaggi di Jake ed Elwood per il Saturday Night Live e avevano girato per due anni gli States con la Blues Brothers Band (la medesima che appare con loro nel film). Spudoratamente irrealistico, orgogliosamente sovversivo nell’irridere l’autorità e i nuovi mostri della società USA (avete presente i nazisti dell’Illinois?), The Blues Brothers resta uno dei film più divertenti della storia del cinema, con una comicità talvolta minimalista e talvolta sopra le righe, ma sempre fresca, intelligente, irresistibile. Come irresistibile – e per certi versi poetico – è il modo in cui i due fratelli appaiono sempre indifferenti e composti mentre intorno a loro succede di tutto, in una sorta di rielaborazione moderna della comicità d’ascendenza keatoniana.

Nonostante gli eccessi di Belushi e della troupe (qualcuno ebbe a dire che sul set la cocaina girava come fosse caffè), il film rimane uno dei più rigorosi e felici di Landis, capace di coordinare alla perfezione il moltissimo materiale e i moltissimi personaggi. Ogni scena è costruita attorno ad una grande esibizione canora o musicale, eppure nessuna di esse sovrasta il racconto, che rimane fluido e non conosce frammentarietà o cali di ritmo. Memorabili prove, anche atletiche, di Aykroyd e Belushi, straordinaria galleria di personaggi secondari (Candy, la Fisher, Gibson, la Freeman, Napier) e strepitosa parata di grandi nomi del blues e del rock: James Brown, Cab Calloway, Ray Charles, Aretha Franklin, John Lee Hooker. Camei della modella Twiggy, di Joe Walsh degli Eagles (un carcerato) e dei registi Frank Oz (l’ufficiale carcerario) e Steven Spielberg (l’impiegato dell’ufficio tasse). Il film conquistò il guinness dei primati per il maggior numero di auto distrutte su un set cinematografico (pare circa 150). Nel 2001 è uscita una versione director’s cut di 142′ (nella versione italiana, le scene aggiuntive sono sottotitolate). Del 1998 invece è Blues Brothers – Il mito continua, seguito diretto sempre da Landis ma ovviamente orfano di Belushi (1949 – 1982). Film imperdibile, per nulla datato, un gioiello da vedere e rivedere.

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5 risposte a The Blues Brothers

  1. Credo che possa vantare la miglior colonna sonora di sempre.

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