V per Vendetta

(V for Vengeance)

Regia di James McTeigue

con Hugo Weaving (V), Natalie Portman (Evey Hammond), Stephen Rea (Finch), Stephen Fry (Gordon), John Hurt (Sutler), Sinèad Cusack (Delia Surridge), Rubert Graves (Dominic), Tim Pigott- Smith (Creedy).

PAESE: Germania, Gran Bretagna, USA 2005
GENERE: Fantapolitica
DURATA: 132′

Tratto dall’omonimo fumetto di Alan Moore: in una Gran Bretagna del futuro prossimo, governata da un dittatore nazistoide e dai suoi media, il vendicatore mascherato “V” compie azioni di sabotaggio per risvegliare le coscienze addormentate della popolazione. Sul suo cammino troverà la giovane Evey, prima restia a seguirlo e poi compagna fedele della sua rivoluzione.

Apologo simbolico e politico, prodotto e sceneggiato dai fratelli Wachowski di Matrix, che diffama e infanga quelle istituzioni che diventano mezzi per perseguire il potere: lo stato, l’esercito, la polizia, ma anche e soprattutto i media e il clero. Decisamente sinistrorso nella sua analisi personale della rivoluzione, non rinuncia comunque ad una certa ambiguità che è incarnata totalmente dal personaggio mascherato interpretato da Hugo Weaving (già l’agente Smith nella trilogia delle macchine), molto bravo nel suggerire emozioni e sentimenti solamente tramite il corpo, senza mai mostrare il suo volto. Prende spunto sfacciatamente (ma con eleganza) da una decina di opere letterarie e di film, come Brazil di Terry Gilliam e soprattutto 1984 di Orwell, di cui lo stesso Brazil era già una libera trasposizione. Smitizza l’ipocrita Grande Fratello, smantella la superficialità della televisione, denuncia un futuro prossimo che troppo lontano non è, specialmente quando si parla di “coscienze addormentate”. Si può essere d’accordo o meno sulla sua ideologia di fondo, ma è impossibile non apprezzarlo a livello tecnico e formale: tutti i reparti funzionano alla perfezione, gli attori sono in parte e il talento di McTeigue (e dei Wachowski) costruisce quadri di rara potenza visiva e visionaria. Basterebbe la sequenza delle esplosioni con in sottofondo l’Overture 1812 di Tchaikowski a renderlo un film assolutamente da vedere. Inoltre, in un epoca di appiattimento culturale, un po’ di sano spirito rivoluzionario non fa certo male nemmeno al cinema. Qualche eco eccessivo verso Matrix nelle riprese degli attacchi di V, ma tutto il resto è ok. Grande film sulla libertà.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Fantapolitica e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a V per Vendetta

  1. giorgio bertoletto scrive:

    non pensi che il tema della paura imposta al “popolo” sia una allegoria dell’11 settembre?

    • nehovistecose scrive:

      In realtà sì. Però, considerando che il fumetto è stato scritto nel 1994, e che in esso c’era già questa dimensione di “paura controllata dal potere”, forse è più che altro un impressione dello spettatore che guarda il film con gli occhi (e la mente) di chi ha vissuto la tragedia del 2001. Volente o nolente, l’attentato è un qualcosa che è entrato dentro di noi, regista e produttori del film compresi, e quindi TUTTO ciò che è stato fatto dopo quella data, in qualche modo risente o comunque ci spinge a trovare analogie con l’11 settembre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *