L’armata Brancaleone

Regia di Mario Monicellil-armata-brancaleone-locandina-low

con Vittorio Gassman (Brancaleone da Norcia), Gian Maria Volontè (Teofilatto dei Leonzi), Catherine Spaak (Matelda), Enrico Maria Salerno (Zenone), Carlo Pisacane (Abacuc), Barbara Steele (Teodora), Maria Grazia Buccella (La vedova), Folco Lulli (Pecoro), Ugo Fangareggi (Mangold), Joaquin Diaz (Guccione), Gianluigi Crescenzi (Taccone), Alfio Caltabiano (Il fabbro), Luis Induni (Il capitano di Guccione).

PAESE: Italia 1966
GENERE: Commedia
DURATA: 120′

Italia, XI secolo. Animato da sane virtù e cavallereschi principi, il nobile decaduto Brancaleone da Norcia attraversa il paese per prendere possesso del feudo d’Aurocastro, in Puglia. Con lui, un manipolo di scalcinati compagni di viaggio raccattati lungo la via…

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Scritto da Monicelli con Age & Scarpelli è, con I soliti ignoti (col quale ha ben più d’un punto in comune), uno dei capolavori della commedia all’italiana. Nonostante l’ambientazione medievale, racconta i mutamenti (e le gerarchie) della società italiana del dopoguerra meglio di qualunque documentario. Monicelli dipinge un universo filmico personalissimo in cui i canoni della commedia italica incontrano quelli della commedia dell’arte e del poema cavalleresco, in un medioevo improbabile e pittoresco che, tuttavia, diventa più vero del vero nell’evitare con decisione qualsiasi romanticheria letteraria e nel tratteggiare lo squallore di un’epoca in cui s’andava a braccetto con la morte e la miseria era in ogni angolo. Non solo: s’inventa un linguaggio particolarissimo che mescola termini aulici e storpiature dialettali, creando un effetto comico a dir poco irresistibile. Colmo di pietas e momenti lirici, è un canto d’amore verso TUTTI i perdenti e i reietti della Storia, una parabola “morale” sulla purezza degli sfigati in un mondo che sembra aver perso il senno (ora come allora). Film molto, molto divertente in cui, tuttavia, il male è reale e la morte una presenza fissa: chi muore muore davvero, e a pochi è concesso di farlo in pace, in vecchiaia (strepitosa nella sua semplice poesia la sequenza della morte di Abacuc).

tumblr_mawzxnQCqw1qedxspo1_1280Il risultato finale, comunque, è imprescindibile dai suoi magistrali contributi tecnici: in primis i costumi e le scenografie di Piero Gherardi, esagerati, sgargianti, talmente kitsch da potersi definire post-moderni, in perfetta sintonia col clima di allegra irriverenza del film; poi vanno citati la mirabile fotografia di Carlo Di Palma, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le musiche di Carlo Rustichelli (celeberrimo il tema principale, che accompagna i fantastici titoli di testa disegnati e le gesta della banda,). E, ultimo ma non ultimo, il cast, semplicemente perfetto: Gassman in quella che è probabilmente la sua migliore performance, Volontè preso in controparte e con un irresistibile erre moscia, Salerno epico nel ruolo del “monacone”, Pisacane vecchio saggio. Ma sono tutti strepitosi, dal primo all’ultimo, anche grazie all’intelligenza con cui sono diretti. Raro esempio di cinema popolare che mise d’accordo tutti, dagli spettatori ai critici più esigenti. Vinse anche tre nastri d’argento. Imperdibile.

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