Paura e delirio a Las Vegas

(Fear and Loathing in Las Vegas)

Regia di Terry Gilliam

con Johnny Depp (Raoul Duke), Benicio Del Toro (Dottor Gonzo), Christina Ricci (Lucy), Cameron Diaz (Giornalista), Craig Bierko (Lacerda), Ellen Barkin (Cameriera), Flea (Drogato), Gary Busey (Poliziotto), Tobey Maguire (Autostoppista), Michael Jeter (Bumquist), Penn Jillette (Barker), Lyle Lovett (persona in strada).

PAESE: USA 1998
GENERE: Grottesco
DURATA: 115′

1971. Il giornalista Raoul Duke e il suo avvocato dottor Gonzo si dirigono verso Las Vegas per fare un pezzo su una gara motociclistica, portando con sé qualunque tipo di droga e commettendo ogni tipo di reato…

Da Paura e Disgusto a Las Vegas (1971), romanzo semiautobiografico di Hunter S. Thompson, apostolo della controcultura e inventore del cosiddetto “gonzo journalism”. Film complesso e, di conseguenza, poco capito: non essendo propriamente un film sulla brutta droga (almeno non in senso stretto, “didattico”), piacque poco ai critici e pochissimo al pubblico, almeno fino al raggiungimento dello status di cult. Film/autopsia in cui si racconta il fallimento (morte?) della controcultura e la conseguente vittoria del potere. Cosa resta della ribellione? Soltanto la droga, ovvero: il mezzo è diventato lo scopo. Per giunta, rovinando un’intera generazione. Il fallimento, tuttavia, è totale, e ne è responsabile una società intera: “questo (Las Vegas) sarebbe il mondo se i nazisti avessero vinto la guerra”, dice Duke. Come dire, il sogno americano – che i protagonisti cercano proprio a Vegas – è definitivamente diventato un incubo.

Cineasta visionario e sperimentale, Gilliam (anche sceneggiatore) è l’uomo giusto per portare sullo schermo un romanzo che per metà del tempo racconta il delirio di chi è in preda agli stupefacenti: ci riesce adottando uno stile volutamente eccessivo e deformato, sghembo e su di giri come i due protagonisti, sostenuto dalle significative scenografie di Alex McDowell e dalla spericolata fotografia di Nicola Pecorini. Così Las Vegas diventa un gigantesco parco divertimenti in cui ci si sente liberi ma si è in realtà soggiogati ad un potere che stabilisce cosa è bello, cos’è divertente, cos’è giusto o sbagliato, una fiera del kitsch che racconta, meglio di qualunque altro posto, la pacchianeria ideologica dell’America di ieri e di oggi. Grande colonna sonora (si sentono, tra gli altri, Jefferson Airplane, Rolling Stones, Buffalo Springfield) e grandi prove attoriali di Depp (che passò mesi con Thompson prima delle riprese) e Del Toro, all’apice del loro trasformismo istrionico. Film allucinato, grottesco, sconclusionato e ridondante quanto si vuole ma disperato, sincero, persino molto molto divertente.

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4 risposte a Paura e delirio a Las Vegas

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  3. Discover Movies scrive:

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