Le Iene – Cani da rapina

(Reservoir Dogs)

Regia di Quentin Tarantino

con Harvey Keitel (Mr. White), Tim Roth (Mr. Orange), Steve Buscemi (Mr. Pink), Michael Madsen (Mr. Blonde), Chris Penn (Eddie il Bello), Lawrence Tierney (Joe Cabot), Edward Bunker (Mr. Blue), Quentin Tarantino (Mr. Brown), Robert Ruth (Agente).

PAESE: USA 1992
GENERE: Noir
DURATA: 102′

Scoppia l’inferno dopo una rapina: i criminali si ritrovano nascosti in un magazzino mentre aleggia l’ombra di un tradimento da parte di una spia, e intanto i poliziotti sono alle loro calcagna.

Costruito come una tragedia elisabettiana nei contenuti (tutti, in un modo o nell’altro, sono destinati a morire) e come un’opera aristotelica nella forma (unità di tempo e luogo rispettate quasi al secondo), Reservoir Dogs (titolo di etimologia più o meno conosciuta), rappresenta il fulminante esordio del 29enne Tarantino e il suo primo cult- movie consegnato ai posteri. Rileggendo parte della storia del cinema (dai noir degli anni ’40 ai “polar” francesi), l’autore americano inventa un nuovo modo di fare cinema che deve il suo fascino alle citazioni cinematografiche, ai dialoghi surreali sull’orlo del paradosso, alla totale amoralità dei protagonisti, all’umorismo macabro, addirittura ai plagi, presunti o dichiarati (la storia è identica al semi- sconosciuto City on Fire di Ringo Lam). Non conta per quello che dice – e infatti non ci sono messaggi – ma conta per “come” lo dice: questa è la poetica del regista che ha inventato un vero e proprio genere, il pulp. Il cinema puro che trionfa sul cinema. Anche i dialoghi si accodano al concetto. Si pensi soltanto all’introduzione: si parla di “niente”, ma questo niente è irresistibile. La costruzione a flashback è perfettamente funzionale al racconto, e lo spaesamento dello spettatore davanti ai vorticosi salti temporali diventa cifra stilistica da imitare. Molti lo preferiscono addirittura a Pulp Fiction, almeno per una certa rozzezza di fondo (dettata anche dal basso budget), che diventa lirica o tragica per il pessimismo atroce che ne detta le fondamenta. È un film in cui la violenza perde il suo status di shock e diventa “divagazione surreale” sulla realtà: l’unica scena veramente violenta, quella dell’interrogatorio di Mister Blonde al poliziotto, annunciata e attesa all’inverosimile nei battage pubblicitari, è solo suggerita e mostrata nelle conseguenze. Fuori da ogni parametro del cinema commerciale, è diventato un must per gli appassionati di cinema (specialmente per i più giovani) e un successo planetario, imitato e idolatrato. Girato in cinque settimane nell’estate del 1991. Fotografia da Oscar di Andrzej Sekula e prezioso montaggio di Sally Menke. Nessuna canzone originale, solo pezzi già scritti che attingono al rock anni ’70 (come la strepitosa Stuck in the middle with you degli Stealers Wheel, che contrappunta la scena della tortura).

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2 risposte a Le Iene – Cani da rapina

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