Grindhouse – A prova di morte

(Grindhouse – Death Proof)

Regia di Quentin Tarantino

con Kurt Russell (Stuntman Mike), Rosario Dawson (Abernathy), Rose McGowan (Pam), Vanessa Ferlito (Arlene),  Zoë Bell (Zoe) Jordan Ladd (Shanna Banana), Mary Elizabeth Winstead (Lee), Sydney Tamiia Poitier (Jungle Julia), Tracie Thoms (Kim), Eli Roth (Dov), Quentin Tarantino (Warren), Michael Parks (Earl McGraw), James Parks (Edgar McGraw), Marley Shelton (Dottoressa Dakota Block).

PAESE: USA 2007
GENERE: Thriller
DURATA: 110′

Texas. Quattro giovani vengono brutalmente massacrate da Stuntman Mike, che come arma utilizza una Chevrolet Nova SS “a prova di morte” (ovvero modificata per fare qualsiasi tipo di incidente senza che il guidatore ci rimetta le penne). 14 mesi dopo ci riprova a Lebanon, Tennessee, ma stavolta trova pane per i suoi denti…

Le Grindhouse erano piccole sale in voga negli anni sessanta e settanta che si specializzavano nella cosiddetta exploitation, ovvero quei B-movie esterni ai grandi circuiti che mostravano in maniera esplicita sesso droga e violenza; spesso si pagava un solo biglietto e si potevano vedere due film in sequenza. Da questa oramai estinta tipologia di fruizione cinematografica prendono ispirazione Rodriguez e Tarantino per il loro Grindhouse, inizialmente pensato – e distribuito negli USA – come un unico film di 190′ nel quale si riunivano Planet Terror del primo e Death Proof del secondo: due film girati oggi ma realizzati come fossero b-movie del passato, sia a livello di contenuti che di stile (entrambe le pellicole riprendono metodi di ripresa, ma anche imperfezioni, tipiche dei film a basso costo). A causa del clamoroso flop in patria, nel resto del mondo il film è stato (ri)diviso e ognuno dei due frammenti è stato ampliato fino a diventare un film distribuibile autonomamente. Death Proof è lo spezzone di Tarantino, che sovrappone a un’atmosfera da slasher anni settanta la sua idea di cinema: interminabili dialoghi tra donne, inaudite esplosioni di violenza, feticismo (mai visti così tanti piedi (nudi) e così tante natiche (coperte) come in questo film), ininterrotto gioco di citazioni. Sulla carta poteva anche funzionare, ma il risultato è deludente. I dialoghi – da sempre suo marchio di fabbrica – sono inaspettatamente noiosi e girano a vuoto, la storia è scritta su un fazzoletto e manca di mordente, lo stile è, soprattutto nella seconda parte (che, inspiegabilmente, rinuncia a riprodurre le abrasioni e le imperfezioni tipiche dei B-movie che invece si vedono nella prima parte), piuttosto anonimo e poco tarantiniano. Su chi lo difende affermando che sono difetti tipici dei film a cui si ispira e, dunque, voluti, caliamo un velo pietoso. Molti grandi registi degli anni novanta e del post-modernismo (Lynch, Cronenberg, Coen) sono arrivati ad un punto della in cui hanno rischiato di rimanere prigionieri del proprio stile: Tarantino lo ha fatto con Grindhouse. Fortunatamente, col successivo Bastardi senza gloria ha dimostrato di sapersi rialzare. Le scene aggiunte rispetto alla versione americana sono la lap dance di Arlene (nella prima versione sostituita dalla scritta “rullo mancante”), la sequenza in bianco e nero alla stazione di servizio e quella, subito successiva, della colazione. La stunt(wo)man Zoe Bell interpreta sé stessa, mentre Michael Parks torna nei panni dello sceriffo Earl McGraw già visto in Dal tramonto all’alba e Kill Bill. Per la prima volta Tarantino è anche direttore della fotografia.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Thriller e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Grindhouse – A prova di morte

  1. Pingback: Jackie Brown | Ne ho viste cose…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *