Homecoming – Candidato Maledetto

(Homecoming)

Regia di Joe Dante

con Jon Tenney (David Murch),Thea Gill (Jane Cleaver), Wanda Cannon (Kathy Hobart), Terry David Mulligan (Marty Clark), Robert Picardo (Kurt Rand), Beverley Breuer (Janet Hofstaedter), Karen Austin (Mamma), Daniel Wesley (Bobby Earl Beeler), Jason Emanuel (Ryna McDonnell).

PAESE: USA 2005
GENERE: Horror
DURATA: 56′

Un collaboratore del presidente USA, col paese nel bel mezzo di una guerra basata sulla menzogna, afferma che se i soldati morti nel conflitto tornassero a casa, sarebbero fieri di essere morti per una così giusta causa. Detto fatto, perché i militari tornano come morti viventi, ma questa volta non vogliono mangiare carne umana: vogliono solamente votare, per mandare a casa l’amministrazione che li ha spediti a morire per una bugia.

Sesto episodio della serie Masters of Horror e uno dei più riusciti. Dante innesta ad un racconto di zombi tutta la sua carica satirica – punto fermo del suo cinema – e senza mai fare nomi si beffa della politica di Bush Jr. e del suo patriottismo contagioso da operetta. I riferimenti sono molteplici e la storia attacca senza timori la frangia repubblicana del paese, forgiando uno dei film più “sinistrorsi” che l’America ricordi. Dante ha ben chiari i modelli cui ispirarsi (Romero e Carpenter su tutti, omaggiati più volte nel corso della pellicola), ma la sua originalità tematica sull’orlo del grottesco e l’efficacia di molte trovate visive elevano il film dal rango di semplice variazione sul tema. La sceneggiatura di Sam Hamm è di un umorismo macabro da antologia, la regia di Dante è trasparente ma mai banale. È forse il film horror più “miratamente” politico della storia del cinema. Qualcuno ne ha denunziato il limite nel finale, in cui il protagonista divenuto zombi cammina con i suoi simili davanti alla bandiera americana: patriottico sì – gli zombi sono ora i veri padroni dell’America “civile” – ma non retorico, in quanto per l’ennesima volta il tutto è sormontato da un’ironia graffiante in linea con quella che attraversa l’intera pellicola. È un film di finzione che piacerebbe ad un documentarista come Michael Moore. Consigliato anche per chi non ama il cinema horror.

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