The Truman Show

(The Truman Show)

Regia di Peter Weir

Con Jim Carrey (Truman Burbank), Ed Harris (Christof), Laura Linney (Meryl Burbank), Noah Emmerich (Marlon), Natascha McElhone (Lauren/Sylvia), Holland Taylor (Mamma), Brian Delate (Kirk), Paul Giamatti (Simeon), Harry Shearer (Intervistatore), Peter Krause (Lawrence), Heidi Schanz (Vivien).

PAESE: USA 1998
GENERE: Drammatico
DURATA: 103′

Seaheaven, Stati Uniti. Il trentenne Truman Burbank ha una bella ed adorabile moglie, un buon lavoro nelle assicurazioni, un ottimo rapporto coi suoi concittadini. Tutto perfetto? Si, peccato che sia anche tutto finto: da quando è nato (anzi, da prima) Truman è il protagonista inconsapevole di un reality show che va in onda 24 ore su 24. Tutti gli abitanti del suo mondo, lui escluso ma moglie e migliore amico compresi, sono attori pagati per ricoprire uno specifico ruolo all’interno della storia, filmata in un gigantesco studio che, come la muraglia cinese, si vede persino dallo spazio. Capito l’inganno, tenta la fuga.

Tredicesimo film dell’australiano Weir, arrivato al progetto dopo una serie di defezioni eccellenti (Terry Gilliam, Tim Burton, Bryan Singer). Il film mette alla berlina, estremizzandone gli elementi cardine, la logica dei reality show tanto cara al pubblico di inizio terzo millennio. “Weir ci fa identificare sia con la vittima che coi carnefici, entrambi pateticamente convinti di vivere in un mondo reale” (Paolo Mereghetti). Ma il film, come ogni grande classico, si può leggere a diversi livelli: filosofico (il mito della caverna di Platone, il cogito ergo sum di Cartesio), sociale (il pubblico tifa per la fuga di Truman ma per trent’anni si è goduto lo spettacolo – memorabile, a questo proposito, l’inquadratura finale), formativo (Christof è un padre che vuole proteggere il figlio dalle brutture del mondo ma non si accorge che così facendo ne preclude l’emancipazione), religioso (Christo(f) è un Dio che vuole proteggere la sua creazione, Truman è l’essere umano in cerca di risposte), politico (la logica del profitto non esita a mettere l’audience davanti ai diritti dell’individuo). Essenzialmente, sono tre gli elementi che fanno di The Truman Show un capolavoro assoluto: la sceneggiatura perfetta di Andrew Niccol, che mescola abilmente echi di Orwell, Warhol e Kafka ed evita con cura qualsiasi sbavatura retorica o melensa riuscendo comunque ad emozionare e a far riflettere; la regia di Weir, raramente così funzionale e poetica nel concepire immagini fortemente simboliche (come quando imita lo stile degli spot e delle soap televisivi), ma anche efficace nel suggerire lungo tutta la prima parte indizi che rivelano la vera natura dell’esistenza di Truman; la strepitosa performance di Carrey, fortemente voluto dal regista, per la prima volta impegnato in un ruolo drammatico, dimostrazione vivente del fatto che un grande attore comico può essere anche un grande attore drammatico (quasi mai è accaduto il contrario). Incredibile dimenticanza dell’Academy per quello che è senza ombra di dubbio un capolavoro.

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Una risposta a The Truman Show

  1. lordbad scrive:

    Mi piace il post! Inoltre cogliamo l’occasione per fare gli auguri di Buona Pasqua…Conigliosa….!!!

    Spero avrai modo di ricambiare la visita sul nostro blog Vongole & Merluzzi!

    Ricorda: il Grande Coniglio ci ama!

    http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/04/24/il-grande-coniglio/

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