Sunshine

(Sunshine)

Regia di Danny Boyle

con Cillian Murphy (Robert Capa), Chris Evans (Mace), Rose Byrne (Cassie), Michelle Yeoh (Corazon), Cliff Curtis (Searle), Troy Garity (Harvey), Hiroyuki Sanada (Kaneda), Benedict Wong (Trey), Mark Strong (Pinbacker), Paloma Baeza (Sorella di Capa).

PAESE: USA 2007
GENERE: Fantascienza
DURATA: 108′

2057, spazio profondo. Otto astronauti viaggiano a bordo dell’Icarus II diretti verso il Sole. Armati di una bomba potentissima, devono riattivare le reazioni nucleari della nostra stella per garantire un futuro all’umanità, sprofondata in un inverno ininterrotto dovuto al parziale spegnimento del Sole. Quando in radio giunge un messaggio di soccorso dell’Icarus I, astronave partita con lo stesso scopo della seconda ma di cui si sono perse le tracce, l’equipaggio decide di avvicinarla su Mercurio per capire cosa successe.

Scritto da Alex Garland – che aveva già collaborato con Boyle in The Beach e 28 giorni dopo – è un anomalo film catastrofico che rivisita il genere della fantascienza con uno sguardo riflessivo, intellettuale, impregnato di zen. Fin qui tutto bene: i riferimenti ad un’umanità malata e spaesata – tema caro al regista – sono ben delineati, e centrano il segno; le caratterizzazioni sono originali e definite nelle diverse psicologie; la regia è innovativa – punta con ottimi risultati sul digitale – e le scenografie di Mark Tildesley appaiono nuove e suggestive. Boyle prende lo schema di  Armageddon e vi toglie un bel po’ di componenti “fastidiose”: eroismo americano, effetti speciali gratuiti, melassa e sentimentalismi puerili, amori impossibili, personaggi banalissimi con la battuta pronta.

Privilegia i dialoghi, le parole, impilando brevi ma efficaci suggestioni visive senza però mai affidare la trama alla computer grafica. Poi, inspiegabilmente, tutto cambia. Dopo una riuscita prima ora in bilico tra il Kubrick di 2001 e il Tarkowskij di Solaris, Boyle tenta di imitare lo Scott di Alien, e qui il film va a ramengo e rovina tutto ciò che di bello aveva costruito nei primi sessanta minuti. Anche lo spettatore meno snob si trova spaesato quando la trama si dirige verso un sottofinale horror – con tanto di mostro schifoso – che nulla sembra aver a che fare col resto del racconto.

Non solo: se la regia di Boyle si fa apprezzare nella prima parte, in bilico tra lirismo e claustrofobia, diventa nell’ultima mezz’ora un banale accompagnamento che sperimenta gratuitamente tecniche “effetto- nausea” e spaventa lo spettatore con facili stratagemmi da teen horror post moderno. Peccato, perché la prima ora di questo Sunshine è uno dei pezzi più riusciti del cinema di Boyle. Si fanno notare comunque le belle musiche di John Murphy, qualche volta arricchite ma troppo spesso rovinate dagli interventi elettronici degli Underworld.

Bravissimi gli attori e molto interessante la fotografia asettica e surreale di Alwin H. Kuchler. In lingua originale la voce del computer Icarus è di Chipo Chung. Domanda: perché chiamare un’astronave come l’uomo che, volendosi avvicinare al Sole, cadde è morì? Non è molto benaugurante! Resta comunque molto difficile recensire un film come questo. Che dire? Guardatevelo, godetevi le bellezze delle trovate visive e giunti ad un’ora di film tappatevi il naso (o gli occhi). Ma attenti, il finale sulla Terra vale comunque la pena.

È un film che fa rabbia: perché buttare via un’idea così originale?

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3 risposte a Sunshine

  1. krocodylus1991 scrive:

    Sono d’accordo con la recensione, con due eccezioni: la prima è Cillian Murphy, che a mio parere è un ottimo attore, ma risulta poco credibile come (si presume) miglior astrofisico sul pianeta. La seconda è il realismo: passi la licenza poetica, ma è mai possibile che il destino dell’umanità sia affidato a soli otto uomini, e che questi perdano tempo con problemi di coscienza (“è giusto ucciderlo per salvare la missione?”) quando invece la missione dovrebbe venire prima di ogni altra cosa, comprese le loro vite? Comunque, la recensione sottolinea (giustamente) la tremenda svolta horror dell’ultima mezz’ora.

  2. cinefobie scrive:

    L’ultima frase del tuo articolo è estremamente rappresentativa dell’intero film.
    ^_-

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