Psyco

(Psycho)

Regia di Alfred Hitchcock

con Janet Leigh (Marion Crane), Vera Miles (Lila Crane), Anthony Perkins (Norman Bates), John Gavin (Sam Loomis), Martin Balsam (Milton Arbogast), John McIntire (Sceriffo Chambers), Simon Oakland (Dottor Fred Richmond), Vaughn Taylor (George Lowery), Frank Albertson (Tom Cassidy), Lurene Tuttle (Eliza Chambers), Patricia Hitchcock (Caroline), John Anderson (Charlie).

PAESE: USA 1960
GENERE: Thriller
DURATA: 109′

Impiegata in una società immobiliare, la bella Marion Crane fugge con una grossa somma e si rifugia in un isolato motel. Qui finirà vittima del folle albergatore Norman Bates, e solo la sorella e il fidanzato riusciranno a scoprire la terribile verità.

Girato da Hitchcock per gioco – pochi giorni di riprese, un budget di soli 800 mila dollari, la troupe presa in prestito da Alfred Hitchcok presenta – Psyco è in assoluto il film più famoso del regista americano e uno dei thriller più noti della storia cinema: costato meno di un milione, ne incassò cinquanta. Hitchcock porta in sala il romanzo omonimo di Robert Bloch, ispirato a sua volta alla storia vera dell’omicida Ed Gein (le cui gesta ispireranno anche Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti) e gira il suo film meno ambizioso – non c’è alcun messaggio, anche se la critica si è sempre spremuta per individuarne qualcuno – quello meno “studiato” a livello tematico ma sicuramente uno dei più acuti a livello filmico.

Con la consueta ironia, Hitchcock si diverte a “giocare” con lo spettatore, aggredendolo furiosamente. E, senza nemmeno accorgersene, gira il primo slasher della storia del cinema, suggerendo una via nuova al genere della paura prontamente “catturata” dall’horror degli anni seguenti. Utilizzando tutti gli strumenti che la sua arte gli mette a disposizione, passa con disinvoltura dal montaggio quasi ejzensteiniano della arcinota scena della doccia – 35 inquadrature in 45 secondi, senza che si veda mai il coltello colpire il corpo – ad intuizioni visive geniali e suggestive: si pensi al modo in cui inquadra Norman e Marion, anche visivamente “inseriti” nei ruoli di cacciatore e preda (come nell’incontro nel retro della hall); o alla maestria tecnica che sfoggia per inquadrare la vecchia madre del mostro, accentuando la suspense senza mai mostrarla chiaramente (così facendo, tutti capirebbero che si tratta di Norman). Proprio quest’ultima trovata è penalizzata dal doppiaggio italiano: mentre nell’originale una doppiatrice diversa dà voce alla madre di Norman, nella versione nostrana è lo stesso doppiatore di Norman ad accentuare una vocina femminile quando “interpreta” la madre.

Al di là delle evidenti lacune – la seconda parte è decisamente meno briosa rispetto alla prima, e la suspense ne risente, almeno fino al finale – resta un caposaldo del cinema per come tratta l’orrore, sempre solamente suggerito, e per come riesce ad incollare gli spettatori allo schermo per quasi due ore. E lo fa argutamente, smontando le convenzioni del cinema classico: non si era mai visto un film in cui la protagonista principale muore dopo 50 minuti di visione. Hitch optò per il bianco e nero per evitare problemi censori riguardanti il sangue: ma siccome nelle pellicole b/n il rosso si impressiona male, dovette utilizzare un più scuro sciroppo di cioccolato per rappresentarlo. Belli i titoli di testa di Saul Bass (creatore anche dello storyboard della scena della doccia), eccelsa la fotografia di John L. Russell, ottima la colonna sonora di Bernard Herrmann, entrata nell’immaginario collettivo come il resto del film. Il regista appare con un cappello texano fuori dall’ufficio di Marion. “Clonato”, inquadratura per inquadratura, da Gus Van Sant nel 1998.

Anche per chi non ama il thriller o l’horror resta un film da non perdere.

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3 risposte a Psyco

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