Hereafter

(Hereafter)

Regia di Clint Eastwood

con Matt Damon (George Lonegan), Cécile de France (Marie LeLay), Bryce Dallas Howard (Melanie), Frankie McLaren (Marcus), George McLaren (Jason), Lyndsey Marshal (Jackie), Thierry Neuvic (Didier), Jay Mohr (Billy Lonegan), Richard Kind (Christos Andrews), Marthe Keller (Dottor Rosseau), Steve Schirripa (Carlo), Derek Jacobi (se stesso).

PAESE: USA 2010
GENERE: Drammatico
DURATA: 129′

Tre personaggi destinati ad incontrarsi: una giornalista francese sopravvissuta allo tsunami, un veggente americano che non vuole più “leggere” nelle persone e un ragazzino inglese con madre alcolizzata cui muore il fratello gemello.

Scritto da Peter Morgan, il 32esimo Eastwood per il cinema resta anche il suo film più bistrattato dalla critica. Ingiustamente, perché porta in sé diversi punti di forza. Innanzitutto, la scelta di affrontare un tema come quello dell’aldilà rifiutando qualsiasi spettacolarismo. Checche se ne dica, non si tratta infatti di un film di fantasmi, piuttosto di uno sguardo laico sulla possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte. Chi ha gridato alla storia di fantasmi, all’incursione eastwoodiana nel fantasy, o non ha visto il film o ha deciso di fare come fanno molti critici – specialmente online – o presunti tali: demolire un film solo perché non si è riusciti a capirlo. Eastwood lascia sullo sfondo spettri e sedute spiritiche , concentrandosi invece su ciò che, ancora una volta, gli riesce alla perfezione: raccontare. Raccontare le vite di personaggi “normali” (cioè vicinissimi a noi) alle prese col dolore del mondo, con l’ingiustizia del caso, con l’imprevedibilità dei sentimenti.

Alcune scelte di scrittura sono un pò scontate (sceneggiatura di Peter Morgan), ma il tanto criticato finale non appartiene a queste: nella sua semplicità rivela una moltitudine di letture. Il film è un ottimo esempio di cinema “delle relazioni umane”, in cui ogni piccolo gesto, ogni espressione facciale cela simboli e metafore profonde. E basta con questa storia dell’improbabilità dell’incontro tra le linee narrative, secondo alcuni troppo fortuito: sarebbe come criticare il concetto stesso della vita secondo Eastwood, e cioè il caso. Basta con le critiche sul fatto che Eastwood sia “troppo” classico, soltanto perché non c’è ricerca compiaciuta di autorialità. Eastwood è un autore perché non pretende di esserlo, è un autore perché il suo percorso artistico non si priva mai di una certa coerenza. Il suo stile è trasparente, certo, ma qualcuno si è mai sognato di attaccare Howard Hawks per lo stesso motivo? Rimane un bel film – non un capolavoro, certo – ben raccontato e onesto. Nonché uno dei primi film che non rifiuta la temporalità “storica” dell’azione: la storia si sviluppa infatti tra lo tsunami del 2004 e l’attacco terroristico in Gran Bretagna dell’anno seguente: Eastwood racconta una storia e la inserisce nella Storia, e raramente l’equilibrio tra le due narrazioni era stato così evocativo. La sequenza iniziale dello tsunami è eccezionale sia a livello tecnico- visivo che a livello simbolico, mentre la fotografia di Tom Stern è incredibilmente efficace nella sua gamma armonica.

Non il miglior Eastwood di tutti i tempi, ma è un film da vedere, emozionante, coinvolgente, talvolta commovente e qua e là pure poetico. In un tempo di schiamazzi e grida, il cinema di questo ottantunenne americano continua a parlare a bassa voce, senza mai rinunciare ad un qualcosa da dire. Una bella lezione per chi continua a snobbarlo ritenendolo “troppo semplice”: non si è ancora capito che spesso la semplicità è simbolo di purezza. Bravissimi tutti gli interpreti, ragazzini compresi.

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3 risposte a Hereafter

  1. Concordo praticamente su tutto. 🙂
    Che è stato bistrattato dalla critica, che in effetti non è il migliore di Eastwood e che la prima scena dello tsunami è veramente girata magistralmente.
    E’ un film profondo, che va capito, certo. Ed io non so se l’ho realmente compreso, però ci ho provato, e mi è piaciuto.

  2. nehovistecose scrive:

    Ti ringrazio molto! Mi dispiace di aver tanto calcato sulla critica (e non mi piace farlo perchè poi mi sento arrogante) è che quando ho scritto il post avevo appena letto fior di recensioni in cui chi scriveva sembrava non aver manco visto il film. Ti ringrazio,
    a presto! 🙂

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