Bronco Billy

(Bronco Billy)

Regia di Clint Eastwood

con Clint Eastwood (Bronco Billy McCoy), Sondra Locke (Antoinette Lilly), Geoffrey Lewis (John Arlington), Scatman Crothers (Duca Lynett), Bill McKinney (Gancio La Beau), Sam Bottoms (Leonard Salta “Saltatutto”), Beverlee McKinsey (Dottor Canterbury), William Prince (Edgar Lipton), Dam Vadis (Capo Biscorno), Sierra Pescheur (Rubianca), Pan Abbas (Madre superiora), Walter Barnes (Sceriffo).

PAESE: USA 1980
GENERE: Commedia
DURATA: 119′

Ai giorni nostri Bronco Billy e compagni propongono uno show circense ispirato al selvaggio west. Ma il pubblico è sempre più ridotto, i soldi mancano, le assistenti pure, e quando il tendone brucia per un corto circuito le cose sembrano mettersi male. Ma Billy non si arrende, e lavorando sodo riuscirà ancora una volta a inscenare il suo spettacolo.

Basandosi su una sceneggiatura di Dennis Hackin, Eastwood gira una commedia fracassona e divertente che si rivela una metafora del sogno americano. “Diventiamo ciò che vogliamo essere”, dice Billy, ma il suo ottimismo quasi infantile ha ben poco di retorico: ancora una volta, gli eroi di Eastwood sono sfigati, brutti, storpi, ultimi e reietti.  Le critiche ideologiche rivolte al film – alla fine il tendone è fatto di bandiere americane – risultano quantomeno pretestuose: forse per Eastwood l’America è ancora l’unico mondo possibile, ma certo è che non esita ad evidenziarne ombre e difetti. Gli aspetti negativi del film non sono pochi – ritmo troppo blando, ridondanze, eccessive sottolineature, scivolate patetiche – ma è innegabile che si tratti di un film onesto, sincero, accorato. Come un bambino al primo giorno di scuola, Eastwood è ancora convinto che il mondo si possa cambiare, anche se la rivoluzione deve venire dal basso, inteso sia come livello del rango sociale che come statura dei rivoluzionari (i bambini, appunto). Glielo si può rimproverare? Spielberg fa da quarant’anni film in cui esalta l’infanzia come gioia della vita, e nessuno lo ha mai criticato per questo. Resta un film divertente, simpatico, volontariamente ridicolo. Con un protagonista arrogante e scontroso ma onesto ed idealista. Eastwood prosegue il proprio lavoro autoriale sul rapporto tra West e sua conseguente spettacolarizzazione, un’analisi che culmina con la fantastica sequenza della rapina al treno cent’anni dopo il crepuscolo dell’epopea. Uno degli Eastwood più “classici”, almeno per quanto riguarda lo stile: semplice ed essenziale, ma mai banale. Il regista ha detto più di una volta di essere molto affezionato a questo piccolo filmetto sulle speranze e sull’amore, sul gioco e sui desideri. Non il miglior Eastwood, ma sicuramente è da vedere per comprendere la sua poetica.

 

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