Il mistero del falco

(The Maltese Falcon)

Regia di John Huston

con Humphrey Bogart (Samuel Spade), Mary Astor (Bridgid O’Shaugnessy), Peter Lorre (Joel Cairo), Sydney Greenstreet (Casper Gutman), Lee Patrick (Effie Perrine), Elisha Cook Jr. (Wilmer Cook), Gladys George (Iva Archer), Jerome Cowan (Miles Archer), Ward Bond (Detective Tom Polhaus), Walter Huston (Capitano Jacobi)., Barton MacClane (Tenente Dundy).

PAESE: USA 1941
GENERE: Noir
DURATA: 100′

Miles Archer e Samuel Spade, detective privati, accettano l’incarico di ritrovare un tale misteriosamente scomparso. Il primo viene ammazzato, il secondo inizia ad indagare. Aiutato da una misteriosa e bellissima donna, scopre che in molti vogliono mettere le mani sulla statua di un falco maltese ricoperto d’oro che potrebbe valere milioni di dollari.

Tratto da un romanzo omonimo di Dashiell Hammett, Il mistero del falco rappresenta il fulminante esordio di Huston – che fino a quel momento aveva fatto solo lo sceneggiatore – e il primo vero e proprio noir della storia del cinema: il giallo si tinge di nero, il mondo diviene un universo criminale subdolo e amorale, in cui regnano intrighi, passioni, ricatti. Le pulsioni più oscure dell’animo umano vengono a galla, e solo chi è più furbo o lesto riesce a salvare la pelle. Huston utilizza l’occhio dell’antropologo per  filmare una società governata dal Dio denaro in cui gli onesti, coi loro sentimenti puri, non possono che soccombere all’avidità del più forte. Oppure fare come fa Spade: fingersi uno degli avidi per poi dimostrare una tempra morale che, stridendo coi tempi, rappresenta un barlume di umanità negli occhi degli uomini. La sua simpatia e la sua verve sembrano togliergli il fascino che ha ad esempio un Marlowe, ma il bellissimo finale – in cui, per scelta, resta senza soldi e senza fidanzata – gli dona uno spessore tragico  indiscutibile.

Con un budget ridotto all’osso e scarsa fiducia da parte della Warner (che aveva già sponsorizzato due versioni del libro, presto dimenticate), Huston va di necessità virtù e gira un b- movie destinato ad entrare nella leggenda in cui ogni difetto finisce per essere un pregio: l’obbligata scelta di girare quasi tutto in interni garantisce un clima claustrofobico e morboso, spesso sottolineato da una macchina da presa che si posiziona in basso e staglia le sagome dei protagonisti contro i soffitti delle stanze, soffocandoli; la fotografia di Arthur Edeson sfrutta luci vistosamente artificiali per creare lunghe ombre e forti contrasti che portano al film ben più di un eco espressionista. Certo, in alcuni passi l’impianto è un po’ troppo teatrale, ma questo non scalfisce il fascino dell’operazione. Huston rispetta le tre unità aristoteliche del racconto – tempo, luogo ed azione – costruendo un ritmo frenetico ed incalzante che arriva come uno schiaffo a cinque dita sul volto dello spettatore. Il tutto condito da buona dose d’ironia e soprattutto da un senso ammirevole della suspense. Memorabile l’inquadratura finale, con la Astor che sale in ascensore con la polizia, Bogart che scende le scale e la macchina da presa che arretra dolcemente.

Ottime le caratterizzazioni: dal mitico Bogart in uno dei suoi personaggi più riusciti (fu un caso che il ruolo fu affidato proprio a lui, in quanto la Warner aveva pensato a George Raft, che però non si fidava di un regista esordiente) a un grande Peter Lorre all’apice della sua espressività mimica, dalla dolce femme fatale della Astor al rozzo poliziotto del fordiano Ward Bond. Occhio anche a Greenstreet e Cook Jr., due attori che dedicheranno le loro intere carriere al genere noir. Il film esiste colorizzato (sic), mentre la versione italiana è doppiata in modo discutibile ed è quindi consigliabile vederlo in lingua originale.

Da non perdere.

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5 risposte a Il mistero del falco

  1. Pingback: Il Grande Sonno | Ne ho viste cose…

  2. cinefobie scrive:

    “Il film esiste colorizzato” !

    Per me è una news sconcertante.

  3. nehovistecose scrive:

    Ebbene si! Ma, fortunatamente, la versione è alquanto introvabile! 😉

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