Le tre sepolture

(The three burials of Melquiades Estrada)

Regia di Tommy Lee Jones

con Tommy Lee Jones (Pete Perkins), Barry Pepper (Mike Norton), Julio Cedillo (Melquiades Estrada), January Jones (Lou Ann Norton), Dwight Yoakam (Sceriffo Belmont), Melissa Leo (Rachel), Mel Rodriguez (Capitano Gomez), Levon Helm (il vecchio), Cecilia Suárez (Rosa), Ignacio Guadalupe (Lucio), Vanessa Bauche (Mariana), Irineo Alvarez (Manuel), Guillermo Arriaga (Juan).

PAESE: Francia, USA 2005
GENERE: Drammatico
DURATA: 115′

Quando uccidono il suo amico Melquiades Estrada, il ranchero Pete Perkins parte alla volta del Messico per dargli degna sepoltura: la terza, dopo quella operata dal suo assassino per nascondere il cadavere e quella sbrigativa dello sceriffo. Lo accompagna, obbligato da Pete pistola alla mano, l’assassino stesso, una guardia di frontiera arrogante e violenta.

Sessantenne, con una quarantina di film alle spalle come attore, Tommy Lee Jones passa dietro la macchina da presa con un insolito western crepuscolare che parla di amicizia, amore, razzismo, giustizia, dignità. I modelli sono evidenti e importanti (da Ford a Eastwood, con tappa dalle parti di Peckinpah), ma Jones rifiuta decisamente ogni citazionismo fine a sé stesso e fa un film impregnato di umanesimo e pietà, una parabola che riflette sui concetti di “frontiera” e “diversità”, tipici del West, proiettandoli nel Texas (e nell’America) di oggi. Dialoghi ridotti al minimo e moltissime belle immagini in questo film minimalista e complesso, particolarmente attento agli sguardi, ai silenzi, alle manifestazioni indifferenti della natura. La sceneggiatura di Guillermo Arriaga era rischiosa (un viaggio con un morto poteva tramutarsi in farsa o, peggio ancora, sbracare nel ridicolo involontario), ma Jones si inventa uno stile personalissimo e sospeso che, con disinvoltura, procede avanti e indietro nel tempo con flashback e flashforward perfettamente armonici. E che osserva con compassione TUTTI i personaggi, dal più genuinamente “morale” (Pete) al più (apparentemente) “ignobile”. Dal Pete di Jones al vecchio omerico di Levon Helm, passando per il subdolo sceriffo di Yoakam, non c’è un solo personaggio sfocato o stereotipato. Una bellissima parabola sull’amicizia, una struggente riflessione sulla vecchiaia che ha il coraggio di diventare, alla fine, serena contemplazione della morte. Con un finale spiazzante nella sua lirica semplicità, è una magnifica opera prima, delicata e spietata, godibile ma complessa, un film perfetto. Deliziosa fotografia di Chris Menges ed Hector Ortega e ottime musiche di Marco Beltrami.

Voto

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