Screamers – Urla dallo spazio

(Screamers)

Regia di Christian Duguay

con Peter Weller (Colonnello Joseph A. Hendricksson), Roy Dupuis (Becker/ Maggiore Richard Cooper), Jennifer Rubin (Jessica Hansen), Andrew Lauer (“Asso” Jefferson), Charles Powell (Ross), Ron White (Chuck Elbarak), Michael Caloz (David), Liliana Komorowska (Landowska), Jason Cavalier (Leone), Leni Parker (Caporale McDonald), Sylvain Massé (Soldato NEB), Bruce Boa (Ministro Green), Tom Berry (Tecnico).

PAESE: USA 1995
GENERE: Fantascienza
DURATA: 109’

Anno 2078. Dopo una serie di devastanti guerre mondiali gli umani superstiti si sono asserragliati su pianetucoli e asteroidi. Su uno di essi il Colonnello Hendricksson deve partire per raggiungere il nemico e tentare di firmare un armistizio. Ma per raggiungere le linee nemiche deve prima attraversare una terra di nessuno popolata da screamers, robot programmati per sterminare gli esseri umani. Il guaio è che sono sempre più simili a noi, e diventa difficile distinguerli…

Scritto da Dan O’Bannon partendo dal racconto (1952) Modello due di Philip K. Dick, Screamers è un fantahorror a basso costo che si basa essenzialmente su un’ottima costruzione della suspense. Il timore del diverso, la rivolta delle macchine, l’autodistruzione umana, sono temi già visti ma ben inseriti in un clima che deve molto a Mad Max e alla filmografia “apocalittica” di Carpenter. Duguay è abile nel concepire un mondo fortemente simbolico (sembra puro come la neve, in realtà è funereo come la cenere) e nel guidare i suoi personaggi in una sorta di discesa agli inferi che diviene pretesto per attaccare i vizi dell’umanità. Gli si può certo rimproverare di aver quasi completamente travisato il racconto di Dick per motivi “commerciali”: nella storia la guerra era tra USA e URSS, il che la rendeva metafora della guerra fredda ma anche previsione della sterzata capitalista degli asiatici; il fatto che gli screamers fossero stati costruiti dagli umani stessi – e che quindi si trattasse di fuoco amico – era molto più rimarcato;  il finale era assolutamente più pessimista (l’umanità non meritava salvazione) e inquietante, in quanto le macchine, ormai autogestite, erano diventate talmente simili agli umani da aver iniziato a farsi la guerra tra loro: qui cede troppo agli stereotipi hollywoodiani. Detto questo, bisogna ammettere che portare Dick su schermo non è mai stato facile, e questo film resta una dignitosa prova di come lo si possa fare decorosamente. Forse meno “politico” del racconto, ma comunque capace di generare riflessioni. Girato in una cava di sale e in un vecchio capannone in disuso, è un prodotto angoscioso, pauroso, anche divertente. Godibile.

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