L’esorcista

(The Exorcist)

Regia di William Friedkin

con Ellen Burstyn (Chris MacNeil), Jason Miller (Padre Damien Karras), Linda Blair (Regan MacNeil), Max von Sydow (Padre Lankester Merrin), Lee J. Cobb (Tenente William Kinderman), Kitty Winn (Sharon Spencer), Jack MacGowran (Burke Dennings), Reverendo William O’Malley (Padre Dyer), Barton Heyman (Dottor Klein), Peter Masterson (Dottor Barringer), Rudolf Schündler (Karl).

PAESE: USA 1973
GENERE: Horror
DURATA: 116’ (127’)

Mentre è a Georgetown per girare un film, l’attrice Chris MacNeil si accorge che la figlia dodicenne Regan si comporta in maniera molto strana. Quando la situazione precipita e i dottori gettano la spugna, si tenta con un esorcismo. Ad effettuarlo sarà l’anziano padre Merrin, aiutato dal prete/psichiatra Karras che, dopo la morte della madre, sembra aver definitivamente perso la fede…

Dal romanzo omonimo (1971) di William Peter Blatty, anche produttore e autore della sceneggiatura, uno dei più noti e spaventosi horror della storia del cinema, nonostante lo stesso Friedkin non lo considerasse un film dell’orrore: “in una città reale, in una strada reale, c’era una casa reale in cui, nella camera da letto al piano di sopra, c’è una ragazzina posseduta dal demonio. Non volevo che fosse un film fantasy, o un horror” (Friedkin). Inscena una materia a dir poco sensazionale con uno stile inaspettatamente sobrio e realistico, in linea con la poetica del regista ma ben lontano dai canoni del cinema dell’orrore coevo. Una scelta premiante perché fa sì che una storia sovrannaturale (e dunque in qualche modo lontana dall’ordinario) diventi una sorta di incubo quotidiano che a tutti noi potrebbe capitare di vivere. La prima parte è tutta giocata sull’attesa, con un’atmosfera apparentemente distesa e invece già impregnata di morte che ricorda da vicino Rosemary’s baby di Polanski, la seconda traghetta lo spettatore dentro un vero e proprio incubo in cui la logica del non mostrare lascia il posto a particolari raccapriccianti (memorabile il lavoro di make-up svolto sull’esordiente Linda Blair) e situazioni terrificanti che non si scordano. Rivelando anche la sua natura di riflessione para-cattolica sui misteri della fede. Ottimi attori, ben diretti e alle prese con personaggi scritti molto bene e per nulla stereotipati. In colonna sonora l’evocativa Tubular Bells di Mike Oldfield. All’uscita il suo fu più che altro un successo di scandalo (legato soprattutto alle espressioni colorite utilizzate da Regan quando è posseduta dal demone), ma sarebbe ingeneroso negare l’importanza che ha avuto per il cinema – non solo dell’orrore – venuto dopo. La consacrazione arrivò anche dall’Academy, che per la prima volta nella storia candidò un horror a 10 statuette (vinse soltanto quella per la sceneggiatura non originale e per il sonoro). Nel 2000 venne distribuito un Director’s cut (da noi intitolato L’esorcista – Versione integrale) con 11 minuti di scene inedite, inclusa la celebre discesa a ragno di Regan e un epilogo dal vago sapore consolatorio che non piaceva al regista. Immenso successo di pubblico. Ebbe due seguiti, due prequel e, in tempi più recenti, ne è stata tratta una serie TV.

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