Lo squalo

(Jaws)

Regia di Steven Spielberg

con Roy Scheider (Martin Brody), Richard Dreyfuss (Matt Hooper), Robert Shaw (Quint), Lorraine Gary (Ellen Brody), Murray Hamilton (Sindaco Larry Vaughn), Carl Gottlieb (Ben Meadows), Jeffrey Kramer (Leonard “Lenny” Hendricks), Jonathan Filley (Tom Cassidy), Chris Rebello (Michael Brody), Jay Mello (Sean Brody), Susan Backlinie (Christine Watkins), Lee Fierro (Signora Kintner), Jeffrey Voorhees (Alex Kintner).

PAESE: USA 1975
GENERE: Avventura
DURATA: 118’

Nei placidi mari intorno all’isolotto di Amity (che esiste solo nel film), un gigantesco squalo bianco inizia a far strage di bagnanti. Mentre il sindaco tentenna e, non chiudendo le spiagge per non danneggiare gli affari, fa crescere il numero delle vittime, in tre partono per sconfiggere il mostro: il poliziotto idrofobico Brody, l’oceanografo Hooper e il cacciatore di squali Quint.

Primo grande successo di un 27enne Steven Spielberg, tratto da un romanzo di Peter Benchley e adattato dallo scrittore con Carl Gotlieb. Uno dei film più famosi della storia del cinema, un mix perfettamente riuscito di suggestioni hitchcockiane (la natura si rivolta contro l’uomo) e avventura, di horror d’azione e diario letterario (evidente la parentela con il mito di Moby Dick). Spielberg riesce a costruire una crescendo vertiginoso di ineccepibile suspense, che aumenta man mano che il terribile mostro si guadagna lo spazio dell’inquadratura. Paradossalmente, è quando appare nella sua interezza che la tensione cala. Gli ultimi trenta minuti sono ripetitivi, e talvolta la sceneggiatura non esista a spararle grosse, ma il film non perde mai ritmo e l’angoscia è garantita, anche grazie al talento del regista che sa come coinvolgere il pubblico e proiettarlo dentro la storia. Ironico, divertente, pauroso, non manca tuttavia di guizzi satirici profondi sull’America, proiettata metaforicamente in un paesino di provincia popolato di gente che pensa solo agli affari, cammina sui bambini pur di salvare la pelle (come dimostra la scena del “finto” attacco) e, con arroganza, uccide il mostro, lo processa e gode nello sbatterlo in prima pagina.

Bei personaggi ben interpretati da un trio di attori eccellenti: menzione speciale al sottovalutato Robert Shaw, capace di tratteggiare con lucida follia il suo Quint/ Capitano Achab. Preziosa fotografia di Bill Buttler, che rende oniriche le sequenze notturne, ottima regia che sa sfruttare alla perfezione – per creare la paura – lo spazio del fotogramma. Tre oscar tecnici: montaggio, suono e colonna sonora (di John Williams, divenuta un cult noto in tutto il mondo), anche se forse lo avrebbero meritato anche gli effetti speciali – rigorosamente meccanici – di Roy Arbogast. Diventata celebre la battuta di Brody “ci serve una barca più grossa”, pronunciata quando apprende che le dimensioni dello squalo non sono molto convenzionali. È uno di quei film imperfetti che hanno saputo penetrare nell’immaginario con maggiore potenza di qualsiasi capolavoro. Al di là degli imitatori, dei seguiti (tre quelli ufficiali, ma i cloni non si contano), il film seppe inventare una nuova concezione di paura, sana, adatta (piò meno) a tutta la famiglia, vicina al fumetto ma non priva di sottintesi politici. Una concezione che ha influenzato non solo molto cinema venuto dopo, ma addirittura la vita reale di chi andò a vederlo: il 1975 è ricordato per l’impressionante calo di bagnanti nelle spiagge californiane. Da vedere.

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2 risposte a Lo squalo

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