La casa nera

(The People Under the Stairs)

Regia di Wes Craven

con Brandon [Quintin] Adams (“Matto”), Everett McGill (uomo), Wendy Robie (donna), A. J. Langer (Alice Robeson), Ving Rhames (Leroy), Sean Whalen (Roach), Bill Cobbs (Nonno Booker), Kelly Jo Minter (Ruby Williams), Jeremy Roberts (Spenser), Conni Marie Brazelton (Mary).

PAESE: USA 1991
GENERE: Horror
DURATA: 102’

Ragazzino nero del ghetto si fa convincere da un amico, furfante di mezza tacca, a derubare la casa di due misteriosi proprietari di immobili. Scoprirà a sue spese di essere sprofondato in un incubo…

14esimo film scritto e diretto da Craven. È un b- movie col vestito del film horror e il corpo di una favola “morale” per bambini: il regista mescola abilmente Carroll e Non aprite quella porta, satira sociale e questioni razziali, e firma una delle sue opere migliori, imbevuta in un clima malsano che si fa specchio della mancanza di purezza degli adulti. Interessante, anche se non nuovo, il discorso sulla mostruosità: i veri mostri sono i cosiddetti rispettabili, mentre i buoni sono i brutti e gli sfigati. Tecnicamente riesce a trasmettere un senso di claustrofobia invidiabile (inquadrature dal basso, macchina da presa posizionata su assi sghembi, soggettive senza oggettive che trasmettono presenze senza mostrarle) e una suspense perfetta che non conosce cedimenti. Merito soprattutto del prezioso lavoro scenografico di Bryan Jones – che costruisce una villa gotica e soffocante in cui prevalgono colori freddi e in cui tutto è marcio, decadente, impolverato, fintamente ordinato – e di una regia all’altezza che rilegge lo spazio e lo rende onirico: la casa dei Robeson diventa un labirinto inestricabile popolato di mostri. Per tutta la sua carriera Craven ha cercato di raggiungere il suo maestro Carpenter, e bisogna dargli atto che qualche volta – come in questo caso – ne ha sfiorato la potenza metaforica e le suggestioni visive. Grazie anche ad una sceneggiatura ben scritta, lontana dalle convenzioni (si veda lo strepitoso finale, con la risoluzione dell’inghippo). Bravissimo il piccolo protagonista, ma tutti gli attori hanno la faccia giusta (come i perfidi genitori di Alice, McGill e Robie) e sono diretti con mestiere. Fa paura, mette angoscia, ma è anche divertente, ironico, intelligente: insegna ai bambini molte più cose di tante favole convenzionali.

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