Agente 007 – Missione Goldfinger

(Goldfinger)

Regia di Guy Hamilton

con Sean Connery (James Bond), Honor Blackman (Pussy Galore), Gert Fröbe (Auric Goldfinger), Harold Sakata (Oddjob), Bernard Lee (M), Cec Linder (Felix Leiter), Shirley Eaton (Jill Masterson), Tania Mallett (Tilly Masterson), Desmond Llewelyn (Q), Lois Maxwell (Miss Moneypenny), Burt Kwouk (Mister Ling), Martin Benson (Solo), Austin Willis (Simmons).

PAESE: Gran Bretagna 1964
GENERE: Spionaggio
DURATA: 110’

L’agente 007, dotato di licenza di uccidere, è incaricato di sventare il piano eversivo dell’imprenditore Goldfinger, intenzionato ad annullare le riserve auree degli Stati Uniti. Lo aiuta la bionda doppiogiochista Pussy Galore, che comanda uno squadrone aereo di coraggiose ragazze.

Tratto dal settimo romanzo spionistico di Ian Fleming (1959), il terzo film sull’agente segreto più famoso del mondo è anche uno dei più riusciti e apprezzati sia dal pubblico che dalla critica. La regia passa da Terence Young a Guy Hamilton, e il film ci guadagna in ritmo, dinamismo e ironia, mentre la sceneggiatura di Paul Dehn e Richard Maibaum – in cui non c’è una sola trovata verosimile! – inanella una dopo l’altra scene da antologia che sono rimaste nella memoria: dal cadavere della giovane Jill, nudo e d’oro verniciato, sul letto di un albergo a Miami, all’Aston Martin DB5 dotata di cerchi con lame, sedile eiettabile, mitragliatori, fumogeni e chi più ne ha più ne metta; da Bond che si sfila la muta da sub e sotto sfoggia un’impeccabile smoking bianco (scena citata da James Cameron in True Lies) alla sequenza del laser che sta per fare 007 a metà. Senza dimenticare che i personaggi di contorno – dallo spietato muto Oddjob, che uccide lanciando una bombetta dotata di lame, alla sensuale Pussy Galore (il cui nome significa qualcosa come “passera a più non posso”) – sono rimasti nell’immaginario cinematografico collettivo. Non sarà nuovissima la struttura del racconto, ma le motivazioni e le specifiche tecniche del grande colpo ordito da Goldfinger sono assolutamente geniali. Connery delinea con la consueta classe gli elementi tipici del suo immortale personaggio, ma la vera fortuna di questo film sta nell’umorismo, divertente e generoso: Hamilton sa di girare un fumetto, e quindi non si prende troppo sul serio. così facendo, inscena alla perfezione lo spirito dei romanzi di Fleming: come dimostrano i nomi dei personaggi (Goldfinger, ad esempio, significa “unghia d’oro”) o il fatto che il laser stia per bruciare a Bond la sua arma più preziosa dopo la pistola. Contributi tecnici superbi: dalla canzone Goldfinger cantata da Shirley Bassey, divenuta una hit, ai suggestivi titoli di testa (e di coda) curati da Robert Brownjohn, che scorrono sulle forme di un corpo di donna dorato, passando ovviamente per il magnifico lavoro scenografico di Ken Adam (Il dottor Stranamore). A differenza di molti altri film della serie, Goldfinger è un buon action movie di spionaggio che piacerà sicuramente anche ai profani della bondmania. Anche se una certa misoginia di fondo – tre sono le “bondgirl”, e solo una vive: quella cattiva! – lo rende un prodotto decisamente “maschile”.Voto

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