La palla n° 13

(Sherlock Jr.)

Regia di Buster Keaton

con Buster Keaton (il proiezionista( Sherlock Jr.), Kathryn McGuire (la ragazza), Joe Keaton (il padre), Ward Crane (lo “sceicco locale”), Erwin Connelly (il titolare del cinema).

PAESE: USA 1924
GENERE: Comico
DURATA: 44’

Ingiustamente accusato di furto dalla sua fidanzata, un proiezionista con smanie da detective si addormenta in cabina di proiezione. Sogna di entrare nel film in cartellone e, sotto le spoglie di Sherlock Jr., di risolvere un difficile caso. La sua ragazza, intanto, l’ha scagionato dalle accuse, e al suo risveglio la troverà al suo fianco disposta a rappacificarsi.

Scritto da Clyde Bruckman (Come vinsi la guerra), Jean Havez e Joseph Mitchell, il terzo mediometraggio di Buster Keaton, comico che non rideva mai, è probabilmente il suo capolavoro, una vera e propria summa della sua poetica. “È per il cinema quel che Sei personaggi in cerca di autore fu per il teatro e anticipa di 60 anni La rosa purpurea del Cairo. Eccezionale.” (Morandini). Pur evitando sottintesi di satira politica e sociale, Keaton batte Chaplin in consapevolezza e autoironia: in un periodo in cui non esistevano né la storiografia cinematografica né saggi o articoli sul linguaggio narrativo, Keaton stravolge un genere (il giallo) e si beffa degli stereotipi vigenti (come il lieto fine), adeguando la sua comicità fisica ed irresistibile ad uno studio dettagliato ed incredibilmente esaustivo sulla settima arte e sul suo potere di creare la vita. È il primo vero film meta cinematografico della storia, il primo a proporre il concetto di “film nel film”; è il primo saggio semiotico sul contrasto/ interazione tra realtà (vita) e sogno (cinema). Il personaggio di Keaton – l’omino che guarda il mondo con volto inespressivo, come se non lo comprendesse – raggiunge qui il suo apice comico, romantico, soprattutto “atletico”: il regista attore interpretò personalmente tutte le sequenze senza mai usare una controfigura, una scelta che per poco non gli costò la vita. Ammirevole per ritmo delle gag, compattezza, scrittura, regia, è uno di quei film felici in cui tutto funziona e nulla sembra avvenire per caso. La sua innovazione è totale, non soltanto tematica: si guardi la sequenza in cui Buster esce dal proprio corpo addormentato, o quella – strepitosa – in cui entra nel film e gli scenari alle sue spalle cambiano continuamente provocando effetti ilari assolutamente geniali. Un trionfo della prospettiva, certo, ma anche una superba invenzione tecnologica che anticipa di quasi 50 anni i primi effetti speciali in CG. Il padre della ragazza è Joe Keaton, genitore di Buster. Si dice che alla regia del film partecipò anche Roscoe Arbuckle, amico personale di Keaton impossibilitato a lavorare col suo vero nome dopo l’infame scandalo in cui fu coinvolto nel 1921. In Italia uscì con l’insensato titolo Calma, signori miei! Uno dei grandi capolavori del muto, uno dei film migliori di sempre.

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