La seconda guerra civile americana

(The Second Civil War)

Regia di Joe Dante

con Beau Bridges (Governatore Farley), James Coburn (Jack Buchan), Dan Hedaya (Mel Burgess), Denis Leary (Vinnie Franco), Elizabeth Peña (Christina), James Earl Jones (Jim Kalla), Phil Hartman (Presidente degli Stati Uniti), Joanna Cassidy (Melena Newman), Ron Perlman (Alan Manieski), Kevin Dunn (Jimmy Cannon), Brian Keith (Generale Charles Buford), Kevin McCarthy (Capo di gabinetto), Jerry Hardin (Colonnello McNally), Robert Picardo (Godfrey), Roger Corman (Sandy Collins), Dick Miller (Eddie O’Neill).

PAESE: USA 1997
GENERE: Fantapolitico, Satirico
DURATA: 97’

In un’America cosmopolita del futuro prossimo, il governatore dell’Idaho Jim Farley decide di chiudere le frontiere del suo paese proprio nel momento in cui vi arriva un gruppo di orfani pakistani sopravvissuti ad un’esplosione nucleare. La casa bianca prima tentenna, poi lancia un ultimatum con la speranza che Farley ritiri la sua decisione. Cosa che puntualmente avviene: per amore di una reporter messicana il governatore progetta le proprie dimissioni, ma a Washington capiscono “secessione” invece di “successione” e la guerra comincia…

Lo spunto fantapolitico è un pretesto che serve a Dante (e al suo sceneggiatore Martyn Burke, già reporter di guerra) per ordire una feroce, scattante e divertente satira sugli abomini della società USA post-Bush. Il punto di vista è quello degli addetti ai lavori della fittizia rete News Net: gli intrallazzi della politica raccontati attraverso la disumanità dei media. Potere e televisione vanno a braccetto nello squallido balletto socio- culturale in cui è sprofondata l’America, e i valori di tolleranza, onestà e rispetto sembrano non essere mai esistiti. È un film corale senza protagonisti e, eccezion fatta per il vecchio giornalista di James Earl Jones, che riesce ancora a conservare una certa moralità (e dignità), senza personaggi positivi. Ogni caratterizzazione è il simbolo negativo di qualche cosa, e infatti ce n’è per tutti: presidenti idioti, vecchi generali guerrafondai, spregevoli lobbisti, fanatici delle armi, giornalisti disumani in cerca di scoop, zelanti operatrici umanitarie. Non manca qualche scivolone retorico, e talvolta il potere satirico dell’operazione è troppo affidato ai dialoghi e poco alle immagini (colpa anche della destinazione televisiva), ma resta comunque un piccolo film riuscito che è anche un raro esempio di satira al cinema. Alla regia capace di Dante – infallibile nel gestire una trentina di personaggi e almeno tre linee narrative diverse – si aggiunge l’ottimo tema musicale di Hummie Mann. Chi accusa Dante di aver ceduto alle lusinghe della televisione rinunciando alla sua poetica guarda il dito invece della Luna: non saranno brutti come i Gremlins, ma questi personaggi restano dei mostri in piena regola.

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