Atto di forza

(Total Recall)

Regia di Paul Verhoeven

con Arnold Schwarzenegger (Douglas Quaid/ Hauser), Rachel Ticotin (Melina), Sharon Stone (Lori), Michael Ironside (Richter), Ronny Cox (Cohaagen), Mel Johnson Jr. (Benny), Dean Norris (Tony), Roy Brocksmith (Dottor Edgemar), Marshall Bell (George/ Kuato), Debbie Lee Carrington (Pollicina).

PAESE: USA 1990
GENERE: Fantascienza
DURATA: 113’

2084. L’operaio edile Doug Quaid, desideroso di compiere un viaggio su Marte, si rivolge ad un’agenzia specializzata in “turismo mentale”. Qualcosa però va storto, e Doug scopre di essere già stato su Marte col nome di Hauser, spietato agente segreto al soldo del bieco dittatore Cohaagen. Giunto sul pianeta rosso per scoprirne di più, si allea coi rivoluzionari, trova la donna dei suoi sogni e sconfigge i cattivi.

Tratto da Ricordiamo per voi (We can remember for you wholesale), racconto breve di Philip K. Dick pubblicato nel 1987. La letteratura “della mente” di Dick incontra il cinema “del corpo” di Verhoeven, e il risultato è un divertente e robusto fumettone fantascientifico che è anche una summa della poetica del regista olandese trapiantato a Hollywood: l’eccesso (di violenza, di immagini, di apparati scenografici, di colonna sonora, di effetti speciali) come principio cardine del racconto, il ruolo della donna fatale e manipolatrice, l’impossibilità di arrivare ad una realtà oggettiva sono tutti elementi che fanno di Atto di forza un colossal d’autore, un roboante e greve action movie di sci fi che esplicita tuttavia un talento visionario non trascurabile. L’essenza del racconto è relegata ai primi 15’ di film, ma l’operazione di Verhoeven non tradisce lo spirito di Dick: lo amplifica. A tal punto che, nel finale, Quaid non ha ancora capito se sta sognando o se invece sta vivendo realmente quell’avventura. Lasciate in disparte ma non trascurate, le notazioni filosofiche, sociali, politiche e ideologiche lasciano il posto ad un’azione furibonda e perfettamente coreografata che non lascia un attimo di suspense. A renderlo datato ci pensa la visione di un futuro decisamente barocco e troppo influenzato dalle mode degli anni ’90, ma non mancano sequenze di forte impatto suggestivo (come il finale all’interno del reattore) e trovate geniali (la donna con tre tette, la prostituta nana, il travestimento iniziale di Schwarzy, l’inseguimento nella “lastra/ detector”). E bisogna ammettere che le tanto criticate scenografie di teutonica pesantezza sono perfettamente coerenti con l’andamento della storia e coi suoi “valori simbolici”. La sceneggiatura (di Ronald Shusett, Dan O’Bannon, Jon Povill e Gary Goldman) è abile nel mantenersi ambigua fino alla fine (Quaid è davvero su Marte o sta sognando? Perché non vediamo il suo arrivo sul pianeta rosso?), e i suoi buchi narrativi sono riscattati da una massiccia dose di ironia che non disdegna impennate grottesche e siparietti erotici. E Schwarzy, operaio terzomondista che predilige i pugni alla tecnologia, ha finalmente imparato a non prendersi troppo sul serio. I trucchi di Rob Bottin sono da Oscar, ma la statuetta la portarono a casa i mirabolanti effetti speciali di Eric Brevig. Una tappa fondamentale per gli appassionati del cinema di fantascienza.

Condividi su
Questa voce è stata pubblicata in 1971 - 2000, Genere Fantascienza e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

4 risposte a Atto di forza

  1. cinefobie scrive:

    Sono d’accordo, ovviamente, con questa ottima recensione.

  2. giorgio scrive:

    arnoldo ,a dire il vero, ha subito imparato a prendersi poco sul serio e a sviluppare il suo lato “comico” che forse si è espresso al massimo ne “i gemelli” .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *