E ti emozioni, piangi, ridi, sospiri. Sai che quelle parole ti rimarranno accanto per molto tempo, e le leggerai ogni volta che ne avrai bisogno. Che ne sentirai il bisogno. Sai che citarle ti renderà, agli occhi e alle orecchie della gente, uno strambo individuo dal sapore mitologico mezzo nerd e mezzo radical chic. Eppure le citi lo stesso.
Non si tratta di una classifica (le classifiche non ci sono mai piaciute), anche se ammetto che se dovessi scegliere al primo posto ci sarebbe sicuramente il monologo di Manhattan. Questo post è soltanto una raccolta di celebri monologhi, secondo me i migliori di sempre, almeno per quanto riguarda il cinema moderno e contemporaneo. Sicuramente il lettore che ha visto i film comprenderà maggiormente le nostre scelte: ci sono film in cui, oltre alle parole, ad emozionare sono le immagini, o la musica. Penso al finale di Trainspotting con la musica degli Underworld, o quello di Blade Runner con il bellissimo brano di Vangelis. Ma può essere, anche e soprattutto per chi non conosce questi film, un incentivo in più per andarseli a vedere.
Si accettano commenti di ogni tipo, ovviamente. Diteci qual’è il vostro monologo preferito e, se non lo trovate qui, suggeritecelo.
1) Manhattan, Woody Allen, 1979
“Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me… io direi… il buon vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, e Joe DiMaggio e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l’incisione Potato Head Blues… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy… il viso di Tracy…”
Isaac Davis (Woody Allen)
2) La 25° ora, Spike Lee, 2002
“Sì, v’affanculo anche tu…
Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita.
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi, e che mi ridono alle spalle.
In culo ai lavavetri, che mi sporcano il vetro pulito della macchina.
In culo ai sikh e ai pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti. Puzzano di curry da tutti i pori, mi mandano in paranoia le narici. Aspiranti terroristi. E rallentate,cazzo!
In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi… e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel.
In culo ai bottegai coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica. Sono qui da dieci anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.
In culo ai russi di Brighton Beach. Mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti. Rubano, imbrogliano e cospirano. Tornatevene da dove cazzo siete venuti!
In culo agli ebrei ortodossi, che vanno su e giù per la 47ma nei loro soprabiti imbiancati di forfora, a vendere diamanti del Sudafrica dell’apartheid.
In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo. Quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas-Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora.
Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita. E Bush e Cheney non sapevano niente di quel casino? Ma fatemi il cazzo di piacere!
In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WordsCom!
In culo ai portoricani, venti in una macchina e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale. E non fatemi parlare di quei pipponi dei dominicani: al loro confronto i portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli italiani di Bensonhurst, con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant’Antonio… che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi sperando in un’audizione per I Soprano.
In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermès e i loro carciofi di Balducci da 50 dollari, con le loro facce pompate di silicone, truccate, laccate e liftate. Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa! E muovete le chiappe, è ora…
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo al preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal Male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo: se l’è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un week-end all’Inferno, e poi gli alleluja degli angeli per tutto il resto dell’Eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell’eternità con le vostre 72 puttane ad arrostire a fuoco lento all’Inferno. Stronzi cammellieri con l’asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!
In culo a Jacob Elinksy, lamentoso e scontento. In culo a Francis Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza. In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia, maledetta puttana. In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore, che beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri e inneggiando ai “Bronx Bombers”.
In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di SoHo, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Row e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare, che gli incendi la distruggano, che bruci fino a diventare cenere e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.
No…
No: in culo a te, Montgomery Brogan. Avevi tutto e l’hai buttato via, brutto testa di cazzo!”
Monty Brogan (Edward Norton)
3) The Big Kahuna, John Swanbeck, 2000
“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa…
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E’ il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa volta.”
Phil Cooper (Danny De Vito)
4) Trainspotting, Danny Boyle, 1996
“Mi sono giustificato con me stesso in tante maniere diverse, non era niente di che, solo un piccolo tradimento, o… i nostri rapporti erano cambiati, sapete cose così… ma ammettiamolo li avevo bidonati, i miei cosiddetti amici. Di Begbie non me ne fregava un cazzo, e Sick Boy avrebbe fatto lo stesso con me se c’avesse pensato per primo. Di Spud beh, d’accordo per Spud mi dispiaceva, non aveva mai fatto del male a nessuno lui. Allora perché l’ho fatto? Potrei dare un milione di risposte tutte false. La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò, è l’ultima volta che faccio cose come questa. Metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai.”
Mark Renton (Ewan McGregor)
5) Ogni maledetta domenica, Oliver Stone, 1999
“Non so cosa dirvi davvero. 3 minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio.
Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare.
Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?”
Tony D’Amato (Al Pacino)
6) Berlinguer ti voglio bene, Giuseppe Bertolucci, 1977
“No’ semo quella razza che non sta troppo bene
che di giorno salta fossi e la sera le cene.
Lo posso grida’ forte fino a diventa’ fioco
no’ semo quella razza che tromba tanto poco.
Noi semo quella razza che al cinema s’intasa
pe’ vede’ donne ‘gnude e farsi seghe a casa.
Eppure, la natura ci insegna sia su’ i monti, sia a valle
che si po’ nascer bruchi pe’ diventa’ farfalle.
Noi semo quella razza che l’è tra le più strane
che bruchi semo nati e bruchi si rimane.
Quella razza semo noi l’è inutile far finta:
c’ha trombato la miseria e semo rimasti incinta.”
Bozzone (Carlo Monni)
7) Apocalypse Now, Francis Ford Coppola, 1979
“Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo, ma non ha il diritto di giudicarmi.
E’ impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore a un volto e bisogna farsi amico l’orrore.
Orrore, terrore morale, dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono nemici da temere. Sono dei veri nemici.
Ricordo, quand’ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa. Andammo in un campo, per vaccinare i bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un veccio a richiamarci, piangeva, era cieco.
Tornammo al campo, erano venuti i Vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio, un mucchio di piccole braccia e, mi ricordo che ho pianto come, come, come un madre.
Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel ce volevo fare. E voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo.
Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito, colpito da un diamante: una pallottola di diamante in piena fronte e ho pensato: “Dio mio, che genio c’è in questo! Che genio! Che volontà, per fare questo! Perfetto, genuino, completo, cristallino, puro!”
E così mi resi conto che loro erano più forti di noi, perche loro lo sopportavano. Questi non erano mostri, erano uomini, quadri e addestrati. Uomini che combattevano col cuore, che hanno famiglia, che fanno figli che sono pieni d’amore, ma che avevano la forza, la forza di far questo. Se io avessi dieci divisioni di questi uomini, i nostri problemi qui si risolverebbero molto rapidamente. Bisogna avere uomini con un senso morale e che, allo stesso tempo, siano capaci di utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passione, senza discernimento. Perchè è il voler giudicare che ci sconfigge.”
Colonnello Kurtz (Marlon Brando)
8) Radiofreccia, Luciano Ligabue, 1998
“Buonanotte… qui è Radio Raptus… e io sono Benassi… Ivan. Forse lì c’è qualcuno che non dorme, be’ comunque che ci siate oppure no, io c’ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico; lui… lui è uno di quelli bravi, bravi a credere a quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Be’ non è vero… anch’io credo…Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l’affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos’altro bisogna fare i conti con quello che c’è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c’ho un buco grosso dentro, ma anche che il rock n’ roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.”
Ivan Benassi detto Freccia (Stefano Accorsi)
9) Blade Runner, Ridley Scott, 1982
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”
Roy Batty (Rutger Hauer)
10) La leggenda del pianista sull’oceano, Giuseppe Tornatore, 1998
“Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema.
Non è quello che vidi che mi fermò, Max
È quello che non vidi.
Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine.
C’era tutto.
Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.
Questo a me piace. In questo posso vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una.
A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce, e quanto ce n’è.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla…
Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo.
La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Non scenderò dalla nave.
Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato.”
Novecento (Tim Roth)
Quali sono i vostri monologhi preferiti?
Riccardo Poma
Non ho visto Manatthan e faccio mea culpa, ma avrei lasciato quello della 25a ora al secondo posto. Al primo posto, per quanto sia molto banale, avrei messo quello di Chaplin ne Il Grande Dittatore, che riesce a farmi commuovere sempre.
Uno dei monologhi che più mi ha fatto gelare il sangue è quello di Giulio Andreotti ne “Il Divo”, dopo averlo sentito 20 anni di indecifrabile storia italiana letta sui libri mi è di colpo diventata chiara. Un Tony Servillo da Oscar.
Molto più inflazionato è il monologo iniziale di Full Metal Jacket, tuttavia complice una regia sopraffina e un doppiaggio perfetto ha un suo perché.
io avrei messo anche il monologhi dei film “quinto potere”, “V per vendetta”.
Salve.
Sono una neostudentessa di recitazione e, presa dallo sconforto e dal dubbio perenne su quale monologo scegliere per le prossime lezioni, ho scelto di affidarmi a Google.
Sì, so che è davvero poco professionale, ma io sono davvero un’eterna indecisa.
Però devo ringraziarti.
Non ricordavo, francamente, quanto fosse bello il discorso di Novecento.
Non so nemmeno se sceglierò questo o la mia ricerca mi porterà a qualcosa di più bello.
So solo che sono anni che non rivedo quel film e, rileggendolo, una lacrimuccia ha accompagnato un pensiero: “Chissà dov’è finita la cassetta…”.
E la cosa triste è che oggi le ho rimesse a posto un po’ tutte e non mi ricordo di averla vista.
Se mio padre l’ha prestata, lo strozzo.
Grazie ancora,
Chiara
Chiara! E’ un grande onore averti aiutato! 1000 grazie, Riccardo
Grazie a te!
Continuando a cercare ho ritrovato il monologo, ma scritto così a uffa. Horrible XD
“Per chi è che ti incolli tutti quei mattoni, si può sapere? Dio? È così? Dio? Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio: a Dio piace guardare! È un guardone giocherellone! Riflettici un po’: lui dà all’uomo gli istinti… ti concede questo straordinario dono e poi che cosa fa? Te lo giuro che lo fa per il suo puro divertimento, per farsi il suo bravo, cosmico, spot pubblicitario del film! Fissa le regole in contraddizione! Una stronzata universale! Guarda, ma non toccare… tocca, ma non gustare… gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro lui che cosa fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate! Perché è un moralista, un gran sadico! È un padrone assenteista! Ecco che cos’è! E uno dovrebbe adorarlo? NO, MAI!”
Al Pacino – L’avvocato del Diavolo
🙂
L’ha ribloggato su This is Just a Ride.
Grazie!
Molto belli i monologhi citati, io avrei aggiunto anche il bellissimo monologo finale di Johnny Depp in BLOW.
Se un attore la recita a modo, in qualsiasi provino viene quantomeno preso in considerazione. Ciao a tutti.
Stefano
“Ciao, papà…sai, mi ricordo una vita fa…quando ero poco più alto di un metro, pesavo al massimo 30 chili, ma ero ancora tuo figlio. Quei sabati mattina che andavo a lavorare col mio papà e salivo su quel grande camion verde. Mi sembrava che quello fosse il camion più grande dell’universo, papà. Mi ricordo quant’era importante il lavoro che facevamo..e che, se non era per noi, la gente sarebbe morta di freddo. Per me tu eri l’uomo più forte del mondo, papà. Ti ricordi quei filmini quando mamma si vestiva come Loretta Young? E i gelati, le partite di football, Wayne e Tonno? Il giorno che partii per la California per poi tornare a casa con l’FBI che mi dava la caccia, e quell’agente dell’FBI che dovette mettersi in ginocchio per mettermi le scarpe, e tu dicesti “Quello è il tuo posto figlio di puttana: ad allacciare le scarpe a George”. Quella si che fu bella… Fu veramente speciale. Ricordi, papà? E quella volta che mi dicesti che i soldi non sono la realtà? Beh, vecchio mio, oggi ho 42 anni, e alla fine ho capito quello che tentavi di dirmi..tanti anni fa… ora finalmente l’ho capito… Sei il migliore, papà. Avrei solo voluto fare di più per te. Avrei voluto avere più tempo… Comunque… Che tu possa avere il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle… Ti voglio bene, papà. Un bacio. George.”
Grazie Stefano, in effetti è un gran pezzo!
“quando le riserve dei w. sentinels lasciarono lo stadio quel giorno, non ci furono parate o coriandoli, ne contratti per reclamizzare biscotti, bibite o cereali per la colazione, solo un armadietto da svuotare e rimediare un passaggio a casa. Ma quello che loro nn sapevano, era che le loro vite sarebbero cambiate per sempre, perchè avevano partecipato ad una grande impresa. e la grandezza per quanto breve, un uomo la porta sempre con se. Ogni alteta sogna una seconda occasione. Questi ragazzi l’hanno vissuta.” (“Jimmy McGinty”- Gene Hackman – dal film “Le Riserve”)
Grande 😀
Hey! Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.
La ricerca della felicità
Secondo me nn può mancare!
Non sono un grande fan di Muccino, ma in effetti questa è molto bella 😀 Grazie Alessandro!
Un grandissimo monologo secondo me è quello sul comunismo di Vincenzo salemme nel film cose da pazzi …..andatelo a vedere
Non lo conosco, mi informerò! Grazie 😀
Qualcosa da interpretare da donne?
Bella domanda…ci penseremo!
Mi chiamano Agrado perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita gradevole agli altri… oltre che gradevole sono molto autentica.
Guardate che corpo… tutto su misura. Occhi a mandorla 80 mila. Naso, 200 buttateli tutti perché l’anno dopo me l’hanno ridotto cosi con una altra bastonata. Tette, due, perché non sono mica un mostro, però le ho già super ammortizzate. Silicone.. naso,fronte, zigomi, fianchi e culo. Un litro sta sulle 100 mila, perciò fate voi il conto perché io già l’ho perso. Limatura della mandibola 75 mila. Depilazione definitiva col laser, perché le donne vengono dalle scimmie quanto l’uomo, sino a 4 sedute, però se balli il flamenco ce ne vogliono di più è chiaro. Quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica signora mia… e in questo non bisogna essere tirchie, perché una più è autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.
“Tutto su mia madre” di Pedro Almodovar
Fantastico!
Tutti i monologhi che hai citato sono interpretati da uomini. Qualcuno che interpreta un donna che ti è rimasto impresso?
Hai ragione…mmm devo pensarci!
William Wallace: Figli di Scozia! Io sono William Wallace!
Soldato: Non è vero! William Wallace è alto due metri!
William Wallace: Sì, l’ho sentito dire. E uccide i nemici a centinaia. E se ora fosse qui distruggerebbe gli Inglesi con palle di fuoco dagli occhi e fulmini tonanti dal culo!
Sono io William Wallace.
E ho dinanzi agli occhi un intero esercito di miei compatrioti decisi a sfidare la tirannia.
Siete venuti a combattere da uomini liberi. E uomini liberi siete!
Senza libertà cosa farete? Combatterete?
[…]
Certo, chi combatte può morire… Chi fugge, resta vivo. Almeno per un po’.
Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso… Siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la Libertà!?
Ci vuole il monologo di William Wallace,non può mancare…
Bellissimi!! Date uno sguardo anche ai miei monologhi!
http://www.masterlife.it/category/video-blog/
Vi aspetto
certamente!
Vorrei chiedervi se mi potete aiutare: è per una ricerca scolastica. Anni fa mi ricordo di avere visto un film, molto probabilmente in bianco e nero, e mi pare che l’attore fosse Burt Lancaster (mi sembra). La scena ritraeva un suo monologo sulla condizione degli ebrei, costretti a vivere in un certo modo e a basarsi solo sul loro ingegno e capacità. Nel film interpretava se non erro la parte di un vecchio sarto ebreo, negli USA, il quale aveva scoperto che un giovane stava tentando di derubarlo. Lo so il ricordo è molto nebuloso, ho provato a cercare nella sua filmografia ma senza soluzione. Forse ho sbagliato attore ma Lancaster mi sembra di ricordarlo bene (indossava baffi e occhiali).
Potete aiutarmi?
Grazie
ciao Rudy, vorrei poterti aiutare ma proprio non mi viene in mente nulla…faccio qualche ricerca! 🙂
scusate ma il monolobgo di kevin spacey in k-PAX…RIMOSSO?
certo che no, ma proprio perchè non possiamo averli in mente tutti vi abbiamo chiesto di integrare 🙂
chi chiedeva il femminile, Katharine ne Il paziente inglese:
Amore mio, ti sto aspettando. Quanto è lungo un giorno al buio, o una settimana. Il fuoco è spento ormai e io sento un freddo orribile. Forse dovrei trascinarmi fuori ma poi ci sarebbe il sole. Ho paura che sto sprecando la luce per i dipinti e per scrivere queste parole. Moriamo. Moriamo. Moriamo ricchi di amanti e di tribù, di gusti che abbiamo inghiottito, di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi, di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata. Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo. Siamo noi i veri paesi, non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti. Lo so che tornerai e mi porterai fuori di qui nel palazzo dei venti. Non ho mai voluto altro che camminare in un luogo simile con te, con gli amici. Una terra senza mappe. La lampada si è spenta e sto scrivendo nell’oscurità. (Katharine Clifton)
Bellissimo, grazie!
Ciao avrei bisogno di un grandissimo favore… io ho 20 anni stavo cercando un monologo non tanto conosciuto della mia età più o meno, che parli di qualcosa di estremamente legato alla sua età alla sua vita da 20 enne magari dei genitori o della ragazza o della famiglia in generale …non so se mi spiego fatemi sapere grazie 🙃
ciao Francesco, scusa il ritardo! Secondo me un monologo che potrebbe fare al caso tuo è quello di The Big Kahuna, prova a sentirlo!