Die Hard – Un buon giorno per morire

(A Good Dat to Die Hard)Locandina

Regia di John Moore

con Bruce Willis (John McClane), Jai Courtney (John “Jack” McClane Jr.), Cole Hauser (Collins), Sebastian Koch (Yuri Komorov), Yuliya Snigir (Irina Komarov), Radivoje Bukvic (Alik), Amaury Nolasco (Murphy), Sregei Kolesnikov (Cagharin), Pavel Lychnikoff (tassista), Melissa Tang (Lucas).

PAESE: USA 2013
GENERE: Azione
DURATA: 97’

Ennesima avventura per il tenente McClane di New York. Ormai anzianotto, parte alla volta di Mosca per salvare il figlio Jack, agente della CIA sotto copertura che rischia l’ergastolo per omicidio…

Quinto film con protagonista il poliziotto più sfortunato e simpatico d’America, che si ritrova sempre (o quasi) solo contro tutti. Scritto da Skip Woods e diretto dal pubblicitario Moore, è una baracconata senza riserve in cui la storia – inesistente – è soltanto un pretesto per filmare scene d’azione esasperate realizzate totalmente in computer grafica. L’inverosimiglianza, nel cinema d’azione, può anche diventare un pregio, ma soltanto se accompagnata da una forte dose d’ironia (lo aveva capito John McTiernan, regista del primo e del terzo capitolo): qui di ironia non ce n’è, ma non ci sono nemmeno idee, non c’è praticamente nulla. Willis se la cava come sempre col suo carisma da simpatica canaglia, ma è mal servito da una sceneggiatura priva di battute davvero divertenti (che erano una cifra costante negli episodi precedenti) e da una regia fracassona e fastidiosa fondata su quel “non stile” – camera a mano, movimenti di macchina a schiaffo, montaggio sincopato, musica martellante – ormai tipico dei blockbuster di Hollywood. È un banalissimo, prolisso, inutile film d’azione che tradisce lo spirito umoristico della serie, un’operazione disonesta che trasporta il personaggio di McClane in un universo filmico modaiolo che non gli appartiene, un tentativo – per nulla riuscito – di rinvangare i “bei tempi” della guerra fredda in cui ogni americano sapeva che i cattivi erano i russi. E che dire del modo in cui affronta il rapporto padre/figlio? Da pensierino di prima elementare. L’incompetente Moore riesce a trasformare uno degli scenari apocalittici più suggestivi della Terra (la città fantasma di Pryp’jat’, vicino Chernobyl) in un Luna Park con botti e cazzotti: è tutto detto. Il peggiore della saga, assolutamente evitabile.

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