Prisoners

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Regia di Denis Villeneuve

con Hugh Jackman (Keller Dover), Jake Gyllenhaal (Detective Loki), Maria Bello (Grace Dover), Terrence Howard (Franklin Birch), Paul Dano (Alex Jones), Viola Davis (Nancy Birch), Melissa Leo (Holly Jones), Mike Gassaway (Detective Rand), Dylan Minnette (Ralph Dover), Len Cariou (Padre Dunn), Wayne Duvall (Capitano Richard O’Malley), David Dastmalchian (Bob Taylor).

PAESE: USA 2013
GENERE: Thriller
DURATA: 153′

In una sonnacchiosa cittadina della Pennsylvania scompaiono due bambine di sei e sette anni. Il padre di una di loro, poco convinto dell’operato del detective cui vengono affidate le indagini, si cerca un colpevole. Quando lo trova, decide di interrogarlo a modo suo…

Primo film americano del canadese Villeneuve, scritto da Aaron Guzikowski. Sotto il vestito del giallo, la prorompente metafora di una società (quella americana, ma non solo) sempre più paranoica e ipocrita nel cercare costantemente un alibi «esterno» che possa giustificare la sua innata propensione alla violenza. In questo senso, Keller Dover è uno dei personaggi più potenti (nel bene ma soprattutto nel male) e sfaccettati del cinema americano mainstream degli anni, anche se tutti i personaggi sono emblematici nel raccontare qualcosa su come siamo, compreso lo spaesato e nevrotico poliziotto di Gyllenhaal che non a caso si chiama Loki come il dio degli inganni della mitologia norrena. Il titolo suggerisce che tutti loro sono prigionieri di qualcuno (o di qualcosa, come ad esempio della paura), foss’anche di se stessi. Ma il film è perfetto anche come giallo a suspense, ambientato in una Pennsylvania grigia e piovosa che sembra uno stato d’animo e costruito su una suspense impeccabile ma molto lontana dal cinema hollywoodiano, come dimostrano l’assenza di veri e propri climax e il passo lento (ma mai statico) del racconto. Se proprio si vuole trovare un film stilisticamente analogo si deve tornare al 2007 di Zodiac di Fincher, curiosamente interpretato dallo stesso Gyllenhaal. Anche se l’apparente classicità e il discorso, molto forte, sui padri assenti o pavidi o corrotti ricordano da vicino l’ultimo cinema di Eastwood. Finale aperto che lascia il segno. Nonostante esplori a fondo la dimensione religiosa, è un film profondamente laico, e attenzione a non scambiare la sua fine ambivalenza (soprattutto in merito al personaggio di Dover) per ambiguità ideologica: Villeneuve sa esattamente da che parte stare. Straordinaria fotografia del grande Roger Deakins (unica candidatura agli Oscar: incredibile) e ottimo commento musicale di Jóhann Jóhannsson. Da non perdere.Voto

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2 risposte a Prisoners

  1. Ivan scrive:

    Un grande film, a cui ho dato il massimo dei voti, con un Gyllenhaal da favola. A questo proposito ti invito a visitare il blog e leggere nel dettaglio la mia recensione, comunque non distante dalla tua opinione 😉

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