Non pensarci

Regia di Gianni Zanasilocandina

con Valerio Mastandrea (Stefano Nardini), Giuseppe Battiston (Alberto Nardini), Anita Caprioli (Michela Nardini), Caterina Murino (Nadine), Teco Celio (Walter Nardini), Gisella Burinato (Mamma), Paolo Briguglia (Paolo Guidi), Dino Abbrescia (Carlo), Luciano Scarpa (Matrix), Paolo Sassanelli (Francesco), Natalino Balasso (Riccardo Martinelli), Raffaella Reboroni (Manuela), Edoardo Gabbriellini (Luca).

PAESE: Italia 2007
GENERE: Commedia
DURATA: 105′

35enne, diplomato al conservatorio, ex promessa del punk rock italico, il chitarrista Stefano si becca una delusione d’amore e, senza sapere perché, da Roma torna a Rimini, in provincia, in famiglia. Alla fine quello che ha meno bisogno di aiuto è proprio lui: mentre la sorella fa l’addestratrice di delfini ma non riesce a comandare al cuore, il padre cerca di riprendersi da un infarto e la madre si perde in corsi new age, Stefano apprende che il fratello ha portato sull’orlo del baratro l’azienda di famiglia, e cerca di fare qualcosa per evitare un tracollo che potrebbe rovinarli tutti…

Scritto dal regista con Michele Pellegrini, è uno dei film più originali e intelligenti dei primi anni duemila. Una commedia agrodolce che non somiglia alle commedie italiane coeve per diverse ragioni: per la comicità fine e intelligente che non si affida soltanto alla verve degli attori (comunque magnifici) ma anche a una scrittura di rara solidità; per la capacità di graffiare sull’Italia di oggi (si pensi al personaggio di Briguglia, il più giovane deputato d’Italia che afferma “di non contare un cazzo”) senza fare comizi; per il modo originale – più vicino al cinema USA che a quello italiano – di utilizzare la musica, quasi interamente composta da brani rock e pezzi di musica classica (e dalla bellissima e significativa Agnese di Ivan Graziani); per il sottotesto di malinconica pietas che rifiuta qualsiasi catarsi convenzionale e porta ad un bel finale che con semplicità raggiunge la poesia. Zanasi prende la struttura del 90 % dei film italiani (ometto non più giovanissimo in crisi generazional-affettiva che rincorre le proprie radici per ritrovare se stesso) e la svuota dagli stereotipi, riuscendo a raccontare molto bene la totale mancanza di appigli dell’Italia odierna. Al contrario che ne I vitelloni di Fellini, prontamente citato dalla cameracar in soggettiva del sottofinale, la provincia qualche volta – soprattutto oggi – non toglie ma salva. Moltissime le gag impagabili. Strepitoso Mastandrea, ma sono tutti semplicemente perfetti. David di Donatello – strameritato – a Giuseppe Battiston. Da vedere.

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