Rogue One

(Rogue One: A Star Wars Story)rogueone_onesheeta

Regia di Gareth Edwards

con Felicity Jones (Jyn Erso), Diego Luna (Cassian Andor), Ben Mendelsohn (Orson Krennick), Donnie Yen (Chirrut Imwe), Mads Mikkelsen (Galen Erso), Riz Ahmed (Bodhi Rook), Alan Tudyk (K-2S0), Jiang Wen (Baze Malbus), Forest Whitaker (Saw Gerrera).

PAESE: USA 2016
GENERE: Fantascienza
DURATA: 133’

Figlia di un ingegnere rapito dall’Impero quando lei era bambina, Jyn viene liberata da un campo di lavoro e si unisce ai ribelli. Questi vogliono che li aiuti a scoprire se è vero che, nel progettare una terrificante e potentissima arma di distruzione di massa per l’Impero Galattico, suo padre abbia provveduto a dotarla di un punto debole in grado di mandarla in pezzi… vi ricorda qualcosa?

screenshot2016-04-07at130330-edNel 2015, dopo aver confermato la trilogia sequel di Star Wars (episodi 7, 8 e 9), la Lucasfilm (proprietà Disney) annunciò che i tre nuovi film sarebbero stati inframezzati da tre spin-off che avrebbero riguardato alcune questioni lasciate aperte dalla “serie madre”. Rogue One, scritto da Chris Weitz e Tony Gilroy, è il primo di questi spin-off, e racconta i fatti accaduti poco prima dell’inizio di Una nuova speranza (l’episodio quattro). A conti fatti la formula rimane suppergiù la stessa, ma per la prima volta cambia il punto di vista: ci si concentra sull’universo ribelle e, soprattutto, sui suoi lati oscuri e mai raccontati; si sceglie come protagonista un personaggio privo di coscienza politica (ma sarebbe meglio dire “civica”) che però la acquista lottando, prima per se stessa e poi per il bene comune. È il film della saga più politico, quello meno manicheo nella suddivisione tra buoni e cattivi, il primo in cui la rivoluzione è davvero sacrificio. Anche uno dei più attuali rispetto al periodo storico in cui è stato concepito: la città di Jedha, spolpata dall’Impero per avere materiale da armamenti, ricorda da vicino le sovraffollate realtà mediorientali spremute dall’occidente per il petrolio, mentre il quartier generale dell’Impero è ironicamente e emblematicamente molto simile al centro di Dubai.

donnie-yen-fights-stormtroopers-in-star-wars-rogue-oneEdwards mantiene quel gusto visivo che ha reso significativi entrambi i suoi film precedenti (Monsters e Godzilla), usa gli effetti speciali in maniera artigianale (le astronavi sono spesso modellini, e le scene d’azione, tolti i fondali, non sono quasi mai ritoccate digitalmente) e, in maniera coerente con ciò di cui si parla (una rivoluzione), gira la seconda parte come un war-movie, tutto macchina da presa ad altezza uomo e frenesia da battaglia. Anche se mancano i celeberrimi titoli di testa scorrevoli (ma Edwards ha dato una spiegazione molto valida per quest’assenza) è un film godibile e intelligente, ben fatto e davvero ben raccontato. Senza dimenticare che in maniera molto elegante risolve e giustifica una delle grandi castronerie viste nel quarto capitolo, ovvero: perché diavolo una macchina da guerra perfetta come la Morte Nera dovrebbe avere un punto debole così improbabile? Nella seconda parte una serie di notevoli apparizioni si, tranquilli, c’è anche Lui fanno godere i nerd di mezzo mondo, ma le citazioni non sono mai futili o fini a sé stesse. Discutibile invece la scelta di resuscitare in digitale il Tarkin di Peter Cushing (scomparso nel 1994), anche perché messo vicini ad attori in carne e ossa fa palesemente la figura del videogame (in realtà le fattezze di Cushing sono ricreate sul volto di un attore “reale”, Guy Henry).  Lui, invece, in lingua originale è ancora una volta doppiato dal mitico James Earl Jones (sbagliata invece la voce italiana). Notevole commento musicale di Michael Giacchino. Da vedere.

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Una risposta a Rogue One

  1. Film che mi è piaciuto e che come dici anche tu contribuisce a risolvere il mezzo buco narrativo della Morte Nera nel quarto episodio.

    Il doppiatore italiano di Lui dovrebbe essere lo stesso della trilogia originale, peccato che l’età si faccia ovviamente sentire.
    Non mi è dispiaciuto Cushing, l’ho trovato evidentemente digitale ma meno pataccoso di quanto avrebbe potuto risultare.

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