La ruota delle meraviglie

(Wonder Wheel)

Regia di Woody Allen

con Kate Winslet (Jinny Rannell), Justin Timberlake (Mickey Rubin), Juno Temple (Carolina), Jim Belushi (Humpty Rannell), Jack Gore (Richie), Tony Sirico (Angelo), Steve Schirripa (Nick), Max Casella (Ryan), David Krumholtz (Nick).

PAESE: USA 2017
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 101’

Coney Island, anni ’50. La rossa quarantenne Jinny Rannell vive e lavora in uno dei tanti Luna Park costruiti sul litorale. Perennemente insoddisfatta – fa un lavoro che non le piace, è sposata col burbero giostraio Humpty e ha un figlio piromane avuto da un precedente matrimonio – s’innamora, ricambiata, di un bel bagnino più giovane di lei. Quando la giovane e bella figlia di Humpty torna a casa dopo una lite col marito gangster, l’equilibrio della famiglia – e di Jinny – è messo a dura prova…

L’opera numero quarantotto del prolifico Allen – una media di un film all’anno da circa cinquant’anni – sembra, per diverse ragioni, il seguito ideale di Blue Jasmine (2013): inizia in commedia, finisce in tragedia, ed è il ritratto di una donna convinta che la sua mediocre condizione non sia causa sua e delle sue scelte ma di una vaga sfortuna che da sempre sembrerebbe perseguitarla. Come spesso accade nei film di Allen degli ultimi anni, vi manca del tutto il concetto di redenzione, e quasi nessuno dei personaggi principali viene visto dal regista con un minimo di pietà. Nessuno di loro è in grado di ascoltare gli altri, e sembrano totalmente privi di qualunque “fuoco dentro” (fuoco che, metaforicamente, il piccolo ed inascoltato Richie continua ad appiccare). Ma il fuoco è anche quello – più illusorio che mai – che dà il cinema, sia a chi lo fa o lo ha fatto (come Jinny: memorabile il sottofinale in cui rifà in maniera mediocre Viale del Tramonto) sia a chi lo sfrutta per mettere in pausa per qualche ora la propria triste condizione esistenziale (Richie). Interessante anche la riflessione sul rapporto tra arte e vita: Jinny continua a dire che lei non è una cameriera, bensì che “interpreta” una cameriera, e infatti le cose che più invidia a Carolina non sono tanto bellezza e gioventù quanto il fatto che lei non voglia recitare una parte e sia, di conseguenza, ancora libera. Straordinario il lavoro del direttore della fotografia Vittorio Storaro, che lavora in modo simbolico sui colori: gli arancioni (i rari momenti di “fuoco”), i blu (l’acqua che tristemente li spegne) e i grigi (la routine dell’esistenza tra una fiamma e l’altra). Il personaggio di Mickey nasconde molti cenni autobiografici, come ad esempio il fatto di innamorarsi della figliastra della propria compagna (è quello che suppergiù fece Allen quando stava con Mia Farrow) o di aspirare alla perfezione artistica perché a quella esistenziale approdare è impossibile. Eccezionale la Winslet ma non le è da meno Belushi, finalmente premiato con un film di valore. Uno dei migliori Allen degli anni duemila.

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0 risposte a La ruota delle meraviglie

  1. Grazie della recessione, devo andare a vederlo!!

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