Eyes Wide Shut

(Eyes Wide Shut)

Regia di Stanley Kubrick

con Tom Cruise (William Harford), Nicole Kidman (Alice Harford), Sydney Pollack (Victor Ziegler), Marie Richardson (Marion), Rade Serbedzija (Milich), Todd Field (Nick Nightingale), Vinessa Shaw (Domino), Sky Du Mont (Sandor Szavost), Leelee Sobieski (la figlia di Milich), Julienne Davis (Amanda Curran), Alan Cumming (l’albergatore).

PAESE: GB 1999
GENERE: Drammatico
DURATA: 153′

Medico affermato e gallerista d’arte, sposati e con figlia, fanno parte della buona borghesia newyorkese. Quando, dopo una festa da amici, lei gli confessa di aver fantasticato su un giovane marinaio incontrato in vacanza anni prima, lui crolla: quella stessa notte, dopo aver rifiutato le avances della figlia di un suo paziente deceduto e non essere riuscito a concludere con una giovane prostituta, si intrufola ad una festa in maschera che si rivelerà un’orgia…

Dal racconto ((1926) Doppio sogno di Arthur Schnitzel, adattato piuttosto fedelmente da Frederic Raphael col regista. L’azione viene spostata dalla Vienna vittoriana alla New York odierna, ricostruita quasi interamente in studio a Londra. È probabilmente il film di Kubrick più politico, più ferocemente anti-borghese. Un apologo sulla bestialità del potere e su una società maschilista in cui le donne sono soltanto corpi da sottomettere. Non solo. Raccontando il contrasto (?) tra vita e sogno si domanda cos’è, davvero, il tradimento: chi, tra Alice e Bill, è maggiormente condannabile? Lei che ha sognato di tradirlo e arriva ad ammettere che per seguire il marinaio avrebbe mandato all’aria il suo matrimonio o lui che cerca di tradirla per “vendetta” ma non ci riesce per cause che non dipendono dalla sua volontà? È il sogno prodotto della vita (il tradimento di Alice) o è la vita prodotto del sogno (quello di Bill)? L’assonanza con Arancia meccanica – la seconda parte è speculare alla prima – non è soltanto strutturale, bensì anche tematica: quali sono i limiti della morale? È giusto che li decida la società o è giusto che lo decidiamo da soli? Lo sguardo di Kubrick è sempre più distaccato, privo di morbosità (il sesso è sempre qualcosa di meccanico, mai davvero erotico), e lo stile elegante e sinuoso avvolge il film in una patina sospesa che lo rende spesso onirico nonostante il ricercato iperrealismo. E’ un giallo senza soluzione, ma in alcuni passi la suspense è davvero palpabile; è il film di Kubrick più compresso nel tempo (le vicende narrate si svolgono nell’arco di appena tre giorni) ma anche quello dal tempo più dilatato.

Cruise pare come sempre inebetito, ma mai come questa volta la sua recitazione è funzionale alla crisi d’identità dell’americano medio (Harford mostra continuamente il tesserino, come se temesse di essere scambiato per qualcun altro o di non essere preso sul serio). Nonostante qualche imperfezione (una trama che avanza spesso grazie ai deus ex machina, alcune scelte – come quella di raccontare il portiere di Cumming come una checca isterica – discutibili) rimane ancora oggi un film di grande fascino, l’ultimo grande film di un grandissimo regista (Kubrick morì poco prima della sua uscita e non fece in tempo a vederlo ultimato). Steven Spielberg, grande amico del regista, fu chiamato dalla produzione per completarne il montaggio sonoro. Si dice che il giorno prima di morire Kubrick confessò al suo biografo Michael Ciment che considerava Eyes Wide Shut il miglior film che avesse mai fatto. Leon Vitali e Emilio D’Alessandro, collaboratori abituali di Kubrick, interpretano rispettivamente l’officiante in rosso e l’edicolante. Memorabile come sempre l’uso della musica classica in colonna sonora. Ultimo film della coppia Cruise-Kidman prima del divorzio. Il titolo significa qualcosa come “occhi spalancati chiusi”, e nasconde la chiave di lettura del film e, forse, del cinema di Kubrick in generale: per capire le cose occorre guardare meglio ciò che normalmente non si vede, ciò che solitamente è al buio. Da vedere, ma non è un film per tutti.

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