(Phantom Thread)
Regia di Paul Thomas Anderson
con Daniel Day-Lewis (Reynolds Woodcock), Vicky Krieps (Alma Elson), Lesley Manville (Cyril Woodcock), Brian Gleeson (dottor Robert Hardy), Harriet Sansom Harris (Barbara Rose), Sue Clark (Biddy), Joan Brown (Nana), Camilla Rutherford (Johanna).
PAESE: USA 2017
GENERE: Drammatico
DURATA: 130’
A Londra, nel secondo dopoguerra, lo stilista Reynolds Woodcock è sulla cresta dell’onda. Coadiuvato dall’inseparabile sorella Cyril, veste la buona borghesia inglese e cambia donne come cambia abiti. Quando conosce la cameriera Alma sembra ripetersi il solito copione, ma la giovane si mostrerà più forte e tenace di quanto crede…
Ottavo film di Anderson, anche sceneggiatore, autore del soggetto e produttore. Film complesso e labirintico, una storia di amore malato – ma non lo sono poi tutte, sembra chiedersi il regista – che racconta il rapporto di coppia come un continuo scambio di ruoli tra vittima e carnefice. Nonostante una messa in scena di primissima qualità (il controllo che Anderson mostra nelle sue inquadrature ricorda da vicino la perfezione “fotografica” di Kubrick), il film risulta abbastanza sterile e freddo, poco appassionante e capace di smuovere qualcosa soltanto nel grottesco finale (una componente tipica del suo cinema). Come nei precedenti The Master e Vizio di forma Anderson promuove un’idea di cinema senza climax ma con un sottotesto di lucida follia: potrebbe anche starci, ma qui sembra proprio mancare il film. Il parallelismo tra i tessuti di Woodcock e l’ordito dell’esistenza è più casuale che cercato, e alla fine anche le riflessioni che potevano convincere – lo stilista cerca la perfezione che a lui manca nelle donne che veste – lasciano il tempo che trovano. La critica lo ha comunque salutato come il capolavoro del regista. Day-Lewis, appena sessantenne, ha annunciato che questo Phantom Tread sarà il suo ultimo film. Alla seconda collaborazione con Anderson dopo Il petroliere, si conferma uno degli attori più espressivi ed eleganti della sua generazione, anche se spesso la scena gliela ruba la misconosciuta Krieps. Candidato agli Oscar per miglior film, regia, attore, attrice non protagonista (Manville), colonna sonora e costumi, si è aggiudicato soltanto quest’ultimo.