Rocco Schiavone – stagione 1

Regia di Michele Soavi

con Marco Giallini (Rocco Schiavone), Claudia Vismara (Caterina Rispoli), Ernesto D’Argenio (Italo Pierron), Isabella Ragonese (Marina), Francesca Cavallin (Nora), Massimo Olcese (questore Costa), Filippo Dini (procuratore Baldi), Massimo Reale (Fumagalli), Francesco Acquaroli (Sebastiano), Marina Cappellini (Anna), Massimiliano Caprara (Deruta), Christian Ginepro (D’Intino).

PAESE: Italia 2016
GENERE: Giallo
DURATA: 6 episodi da 100’

Inviso ai superiori, che gli rimproverano lo scarso autocontrollo e il comportamento non proprio canonico, il cinico e disilluso vicequestore Rocco Schiavone viene trasferito da Roma ad Aosta. Nonostante l’apparente tranquillità della provincia alpina, il vicequestore avrà comunque le sue belle gatte da pelare…

Prodotta dalla Rai e ispirata ai romanzi di Antonio Manzini, anche sceneggiatore (con Maurizio Careddu) degli episodi, è una delle miniserie poliziesche più riuscite degli ultimi anni. Manzini non ha mai nascosto di essersi ispirato, nella stesura dei romanzi di Schiavone, al suo maestro Andrea Camilleri, e infatti molte caratteristiche delle sue storie richiamano il mondo di Montalbano: un indagatore lontano dalle convenzioni, poco propenso a stare nei ranghi, che spesso agisce seguendo un proprio codice etico piuttosto che seguendo il codice penale; la volontà di riflettere, utilizzando il pretesto del giallo, su una società in crisi (economica e di valori); la forte vena ironica, sviluppata soprattutto nei rapporti tra il protagonista e i suoi collaboratori (Deruta e D’Intino non sono forse “figli” del mitico Catarella?). La differenza sta nell’ambientazione: se Montalbano vive e indaga nei “suoi” luoghi, muovendosi sicuro in un mondo che conosce molto bene, il romanaccio (ma forse sarebbe più corretto “er borgataro”) Schiavone si ritrova pesce fuor d’acqua nella tranquilla, sobria, gelida Valle d’Aosta. Un espediente azzeccato che assicura spunti, riflessioni, e parecchie risate. Non solo: raramente si può dubitare delle azioni di Montalbano, che anche quando agisce sul filo della legalità non può che risultare simpatico; sulle azioni di Schiavone, invece, ci si interroga spesso. Cosa che lo rende un personaggio, oltre che tragico, anche molto molto realistico. La scelta di affidare tutti gli episodi ad un solo regista – il ritrovato Soavi – garantisce un’omogeneità stilistica che le serie TV italiane (e non solo) spesso si sognano. Una volta tanto, grazie a Dio, siamo più dalle parti del cinema che della televisione (anche la scelta delle musiche lo conferma). Quindi possiamo dirlo con serenità (e con una punta di orgoglio): Rocco Schiavone non è una fiction, è in tutto e per tutto una serie TV. Che, una volta tanto, non ha nulla da invidiare alla concorrenza, sia essa italica (Sky) o internazionale (Netflix, Fox, le serie USA). Grandissimo Giallini, che come il buon vino invecchiando migliora. Sulle polemiche di alcuni “onorevoli” – tra i quali ovviamente non poteva mancare Gasparri – inerenti al fatto che Schiavone sia anti educativo perchè si fa le canne, caliamo un velo pietoso. Da non perdere.

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