Notti magiche

Regia di Paolo Virzì

con Mauro Lamantia (Antonino Scordia), Giovanni Toscano (Luciano Ambrogi), Irene Vetere (Eugenia Malaspina), Roberto Herlitzka (Fulvio Zappellini), Giancarlo Giannini (Leandro Saponaro), Marina Rocco (Giusy Fusacchia), Paolo Sassanelli (il capitano dei Carabinieri), Annalisa Arena (Katia), Giulio Scarpati (Signor Malaspina), Ornella Muti (Federica), Andrea Roncato (Fosco), Paolo Bonacelli (Ennio), Eugenio Marinelli (Gianfranco, l’autista).

PAESE: Italia 2018
GENERE: Commedia
DURATA: 125′

Roma, 1990. Mentre Aldo Serena sbaglia il rigore che preclude all’Italia la finale dei mondiali giocati in casa (vinti poi dalla Germania Ovest), un’auto con a bordo il cadavere del produttore in declino Leandro Saponaro finisce nel Tevere. I carabinieri convocano le ultime quattro persone che l’hanno visto vivo: la ragazza Coccodè Giusy, sua fidanzata, e tre i giovani sceneggiatori che, dopo essere stati finalisti all’ambito premio Solinas, stavano collaborando con lui…

Quattordicesimo film di Virzì che l’ha anche scritto, con parecchi spunti autobiografici, insieme a Francesca Archibugi e Francesco Piccolo (non sono forse loro i tre giovani protagonisti del film?). Gli intenti sono due: da un lato il racconto dello stantio cinema italiano di inizio anni novanta, popolato di vecchie cariatidi che ancora dettavano legge nonostante avessero oramai pochissime cose da dire; dall’altro la satira di un mondo sempre meno cinematografico e sempre più televisivo, poco artistico e molto commerciale, incapace di raccontare la realtà e incline a un imbarbarimento intellettuale decisamente preoccupante (soprattutto se paragonato al nostro cinema degli anni ’40, ’50, ’60, ’70). Sulla carta tutto perfetto, ma nonostante qualche risata e qualche buona idea il film non convince: i personaggi sono tutti o così caricaturali e bozzettistici da non suscitare alcun interesse nello spettatore o così poco comprensibili e verosimili (il carabiniere/demiurgo di Sassanelli) da lasciare interdetti; il gioco dei rimandi (ogni personaggio, esclusi i tre protagonisti, è ricalcato su personaggi reali attivi ai tempi) finisce per essere fine a sé stesso e stancare;  i molti spunti socio-politici (la Rai sotto il controllo di Craxi, l’avvento del berlusconismo) sono soltanto sfiorati.

Va bene la satira, va bene il grottesco, ma per raccontare cosa? Che il cinema italiano dovrebbe reimparare a guardare fuori dalla finestra (lo dice lo sceneggiatore di Herlitzka, ricalcato su Scarpelli), ovvero a raccontare la realtà? Un po’ banale, forse, e comunque il racconto della realtà non è affatto un qualcosa che manca al cinema italiano, anzi: spesso il problema del nostro cinema è proprio quello di raccontare la realtà in modo un po’ troppo cronachistico e di rado poetico. Anche la scelta di andare a pescare tre giovani attori misconosciuti non ha pagato: o non sono tanto bravi o sono mal diretti, e fa male che questo accada in un film di Virzì, da sempre attento al realismo dei suoi interpreti. La nazionale italiana di Italia ’90 era una nazionale “giovane” che fu eliminata in semi-finale dall’Argentina, squadra dall’età media decisamente più alta: da qui il parallelismo con la situazione del cinema italiano raccontata nel film (in cui i vecchi comandano e i giovani non hanno spazio). Non un film sgradevole, ma siamo lontani dal Virzì che conta. La critica, comunque, ha gridato al capolavoro. Come se bastasse fare il verso a Antonioni e ricreare un set di Fellini per fare del gran meta-cinema.

Questa voce è stata pubblicata in 2000 - oggi, Genere Commedia e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *