Bohemian Rhapsody

(Bohemian Rhpasody)

Regia di Bryan Singer

con Rami Malek (Freddie Mercury), Lucy Boynton (Mary Austin), Gwilym Lee (Brian May), Ben Hardy (Roger Taylor), Joseph Mazzello (John Deacon), Aidan Gillen (John Reid), Tom Hollander (Jim “Miami” Beach), Allen Leech (Paul Prenter), Mike Myers (Ray Foster), Aaron McCusker (Jim Hutton).

PAESE: USA, Gran Bretagna 2018
GENERE: Biografico musicale
DURATA: 134′

Dal 1970, anno in cui Farrokh Bulsara, immigrato parsi di umili urigini, sceglie di chiamarsi Freddie Mercury e, con Brian May, Roger Taylor e Roger Deacon, di fondare i Queen, al 1985 in cui, dopo una pausa parecchio complicata, i quattro si riuniscono per suonare al monumentale Live AID. Una performance che resterà nella storia.

Venuto alla luce dopo otto anni di rinvii e vicissitudini pre-produttive, è il primo biopic dedicato alla celeberrima band inglese e al suo indiscusso, indimenticato leader Freddie. Il film è sicuramente una gioia per occhi e orecchie, ma nonostante la pregevole fattura non convince del tutto a causa di una struttura narrativa classicheggiante che scivola presto nel banale: infanzia povera e incompresa, improvviso successo, tunnel dell’autodistruzione, rinascita, redenzione, vittoria finale (dopo aver ovviamente trovato sé stesso e fatto pace con il burbero papà, finalmente fiero di lui). Sicuramente è godibile e divertente, ma spesso ci si chiede che senso abbia ricostruire le performance musicali della band nei minimi dettagli per poi snaturare totalmente gli eventi: di solito non guardiamo all’assoluta precisione filologica quando recensiamo una biografia, ma la sceneggiatura di Anthony McCarten inventa così tanto e così spudoratamente – non è vero che i Queen si sciolsero, e Mercury non disse ai suoi compagni di avere l’HIV prima del Live Aid perché semplicemente non lo sapeva – che qualche dubbio sulla legittimità dell’operazione viene. Anche se (ma c’è davvero bisogno di dirlo?) per i fan dei Queen è una tappa imprescindibile. Le cose che davvero rimangono sono la grandiosità degli ultimi ’20, ovvero la minuziosa ricostruzione dell’esibizione al Live AID, e la fenomenale performance di Malek, giustamente premiata con l’Oscar (anche se, ovviamente, quando canta la voce è del vero Freddie e non la sua). Licenziato poco prima della fine delle riprese, Synger fu sostituito da Dexter Fletcher, il cui nome tuttavia è assente nella versione finale del film. Altre tre statuette: montaggio, sonoro e montaggio sonoro. Incassi vicini al miliardo di dollari e dischi dei Queen di nuovo in classifica in tutto il mondo.

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