In difesa del Joker di Phillips e Phoenix

Sembra che il passatempo di molti, negli ultimi giorni, sia scrivere una recensione incattivita e altamente illuminante su Joker. Proliferano titoli come “Dieci motivi per cui Joker non è un capolavoro” (DIECI! Non uno di meno, non uno di più!), “Un film di una vacuità incredibile”, “Phillips e Phoenix vi hanno preso in giro” (svegliatevi, gombloddo!). Sorvolando sulla tuttologia digitale che ha dato la parola a chiunque e spronato chiunque a dire la propria opinione su qualunque cosa, vorrei soffermarmi su alcune delle critiche che molti hanno mosso al film di Phillips, film che a me è piaciuto molto e cui ho attribuito un voto di 4 su 5. Premetto che molte di queste critiche negative sono espresse da persone che a) dimostrano di non conoscere affatto la storia del cinema b) raramente argomentano le loro opinioni c) scrivono come se avessero la verità in tasca, additando come ERRATA qualsiasi opinione diversa dalla loro; tuttavia, queste persone godono in alcuni casi della stessa credibilità di cui godono critici scafati e titolati, dunque credo sia corretto cercare di rispondere. Anche perché più rispondo a queste persone più mi convinco che Joker sia, se non un capolavoro, un grande, grandissimo film.

È un plagio di Taxi Driver e Re per una notte di Martin Scorsese. A parte il fatto che lo stesso Taxi Driver prende dichiaratamente ispirazione da un altro film, anch’esso fino a quel momento considerato “intoccabile”, ovvero Sentieri Selvaggi di John Ford (a dichiararlo furono gli stessi Paul Schrader, autore della sceneggiatura, e Scorsese, regista del film); a parte il fatto che il film avrebbe dovuto essere prodotto da Scorsese, che comunque impresse la propria impronta sulla bozza della prima sceneggiatura; a parte questi due elementi, che già di per sé farebbero cadere ogni accusa, cosa possiede Joker di Taxi Driver e di Re per una notte? Sicuramente il discorso sull’alienazione, sicuramente quello sul bisogno di compiere un atto violento per affermare la propria esistenza, sicuramente ci sono scene che citano i film di Scorsese direttamente (i sogni “televisivi” di Arthur ricordano quelli di Rupert Pupkin, il suo “allenamento” davanti allo specchio rimanda al celebre ma dici a me di Travis Bickle). D’accordo, ma tutto ciò fa di Joker un plagio? Più di quanto Il re Leone sia un plagio di Kimba – Il leone bianco? O di quanto Per un pugno di dollari lo sia di La sfida del samurai? Suvvia, siamo seri. Sarebbe come dire che Full Metal Jacket è un plagio di Ufficiale e gentiluomo perché parlano dello stesso tema. E pensate un po’, condividono pure una stessa battuta (“da questo luogo – quello natìo del soldato in questione, ndr. – sapevo provenissero solo tori e checche, tu le corna non le hai, il cerchio si restringe!”). Strano, non ho letto accuse di plagio a Kubrick.

La malattia mentale è trattata con sufficienza. Questa è una delle critiche che più si leggono, ed è anche quella meno motivata. In che modo il film tratta la malattia mentale con sufficienza? Quali sono i film che, invece, la trattano in maniera seria? Non mi sembra di aver visto nel film una sola scena che manchi di rispetto a chi soffre di malattie mentali. Anzi.

L’interpretazione di Phoenix non è così eccezionale. A parte un “e allora provateci voi” che viene quasi spontaneo, come si può definire insufficiente l’interpretazione di Phoenix? Riesce a far convivere sullo stesso volto riso e pianto, è dimagrito di parecchi chili e non teme di mostrare il proprio corpo avvizzito alla macchina da presa, trasformando il suo Joker in un essere inquietante ma sempre credibile, mai sovrumano o sovrannaturale. Uno sfigato sfigato, non uno sfigato “figo” come un Clark Kent o lo stesso Joker di Ledger. Qual è il vostro problema? Non volete dargli l’Oscar? E non dateglielo! Sapete quanti attori si sono visti soffiare la statuetta da gente che non la meritava e che oggi ci siamo già bell’e dimenticati?

Tutti i neri sono cattivi. Una delle più facilmente smontabili: non è vero. È un nero l’impiegato dell’istituto di igiene mentale che aiuta Arthur e cerca, sensibilmente, umanamente, di celargli il fatto che sia stato adottato; è nera la vicina di casa, uno dei pochi personaggi positivi del film (il fatto che non ami Arthur la rende cattiva? Ma siete seri? Alle elementari una ragazza vi ha detto NO e da quel momento chi vi rifiuta è una stronza?). È tutto vero, evidentemente: un italiano su tre non sa comprendere un testo che legge (a questo punto anche un testo audiovisivo).

Alla fine si patteggia per Joker. Anche qui ci sarebbe da discutere sulla malattia mentale, ma non su quella di Arthur, bensì su quella dei recensori: a fine film avete patteggiato davvero per Joker? Eravate contenti che esortasse una massa di derelitti ad uccidere la gente? Mi sa che avete un problema, anche più grosso del suo.

L’ambientazione anni ottanta decontestualizza le riflessioni e le priva di attualità. E invece è una scelta geniale: immaginatevi come sarebbe stato facile raccontare le umiliazioni che subisce Arthur ambientando il film oggi, ai tempi di Facebook e dei telefoni che filmano e fotografano. Qualcuno avrebbe fatto una foto ad Arthur picchiato, l’avrebbe buttata sui social, e lì lui sarebbe esploso. Invece Phillips fa esplodere la sua follia in un ambiente che è il “nonno” delle odierne aberrazioni social: quello di nostra signora televisione. Quella spregevole, che cerca il caso umano, lo compatisce, lo irride, lo sbatte ovunque e poi lo scarica. Ecco perché è un film attuale: non parla di come siamo, parla di quando abbiamo iniziato a diventare così.

Queste sono solo alcune delle critiche che ho letto in merito al film di Phillips. Non discuto sul gusto (un film può SEMPRE piacere o meno), ma sull’oggettività: ci sono cose OGGETTIVE che qualunque recensore dovrebbe conoscere. Ve ne dico una? La storia del cinema, ad esempio. Eppure sembra che oggi si possa recensire qualsiasi pellicola senza conoscere minimamente quello che c’è stato prima. O magari – cosa ancora peggiore – si cerca di distinguersi dalla massa facendo i bastiancontrari ad ogni costo: Joker è brutto perchè tutti dicono che è bello.

Poco importa, comunque: pubblico e critica (almeno una parte di essa) hanno detto la loro: e il responso è positivo.

Riccardo Poma

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