Star Wars: L’ascesa di Skywalker

(Star Wars: The Rise of Skywalker)

Regia di J.J. Abrams

con Daisy Ridley (Rey), Adam Driver (Kylo Ren), Carrie Fisher (Leia Organa), Oscar Isaac (Poe Dameron), John Boyega (Finn), Domnhall Gleeson (generale Hux), Billy Dee Williams (Lando Calrissian), Keri Russell (Zorii Bliss), Joonas Suotamo (Chewbecca), Ian McDiarmid (Palpatine), Richard E. Grant (Generale Pryde), Kelly Marie Tran (Rose), Naomi Ackie (Jannah), Lupita Nyong’o (Maz Kanata), Anthony Daniels (C-3PO), Mark Hamill (Luke Skywalker).

PAESE: USA 2019
GENERE: Fantascienza
DURATA: 141’

I morti parlano! Sono in molti, nell’universo, a captare un messaggio che pare provenire direttamente da un redivivo imperatore Palpatine. Sia i ribelli – guidati da Rey, Poe e Finn – che l’irrequieto Kylo Ren partono per scoprire l’origine della trasmissione…

Nono film della saga e terzo capitolo della cosiddetta trilogia sequel, iniziata con Il risveglio della forza (2015) e proseguita con Gli ultimi Jedi (2017). Il film avrebbe dovuto essere diretto da Colin Trevorrow (Jurassic World) e scritto da Rian Johnson (regista de Gli ultimi Jedi), ma evidentemente le molte critiche – secondo noi ingiuste – raccolte dall’ottavo capitolo (l’unico della saga che tentava di percorrere strade un po’ diverse dalle solite) hanno spinto la Lucasfilm (proprietà Disney) a cambiare nuovamente direzione e ad optare per il rassicurante ritorno di Abrams, regista del settimo. Una scelta che alla fine della fiera (mai termine fu più esatto) scontenta tutti: la conclusione (?) della saga più famosa di tutti i tempi è affidata ad un film brutto, noiosino, sconclusionato e privo di idee. La sceneggiatura – firmata da Abrams con Chris Terrio – resetta quasi tutto ciò che s’è visto nei due capitoli precedenti e torna in tutto e per tutto al passato, rispolverando un cattivo a caso palesemente morto e sepolto e dimenticandosi di personaggi e spunti che a nostro giudizio erano tutt’altro che banali (come il fatto che la forza possa essere dentro ognuno di noi, e non soltanto nell’animo dei Jedi, come suggeriva il finale dell’ottavo).

Gli incassi vertiginosi faranno dimenticare a Disney le critiche negative, ma la Storia ricorderà questo nono episodio come un passo falso senza precedenti: trama scritta su un fazzoletto di carta e priva di qualsivoglia logica narrativa, dialoghi didascalici e privi di ironia, personaggi “vecchi” relegati a inutili comparse (Rose, Maz Kanata, Lando Calrissian), personaggi nuovi mal utilizzati (Jannah, Zorii). Le tanto attese spiegazioni sono raffazzonate alla bell’e meglio, e nonostante si tratti di una battaglia finale manca quasi del tutto l’epica delle grandi saghe (quella, per intenderci, degli ultimi capitoli de Il signore degli anelli, Harry Potter, ecc), mentre il confronto decisivo tra Rey e il villain pare una parafrasi del finale di Avengers: Endgame. Ad affossare definitivamente l’operazione ci pensano i titolisti italiani, che traducono rise come ascesa (sic!) invece che come rinascita (termine molto più coerente con ciò che accade nel film). Ma possibile che nessuno gli abbia spiegato di cosa parlava la pellicola? Evidentemente sì, e questo dovrebbe far riflettere sul pressapochismo che ha contraddistinto la realizzazione di questo film. Un vero peccato concludere così. Le pochissime scene con la compianta Carrie Fisher, morta dopo aver girato l’ottavo capitolo, sono costruite su riprese rimaste fuori dagli altri due film, ritoccate in digitale.

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