It – Capitolo due

(It: Chapter Two)

Regia di Andy Muschietti

con Jessica Chastain (Beverly Marsh), James McAvoy (Bill Denbrough), Jay Ryan (Ben Hanscom), Bill Hader (Richie Tozier), Bill Skarsgard (Pennywise), Isaiah Mustafa (Mike Hanlon), James Ransone (Eddie Kaspbrak), Andy Bean (Stan Uris), Joan Gregson (Signora Kersh), Teach Grant (Henry Bowers), Finn Wolfhard (Richie bambino), Jaeden Martell (Bill bambino).

PAESE: USA, Canada 2019
GENERE: Horror
DURATA: 169’

Ventisette anni dopo le vicende del primo film, Mike, rimasto a Derry, raduna il Club dei Perdenti per tenere fede a una vecchia promessa. Il malvagio It è tornato, pronto ad uccidere di nuovo…

Seconda parte del dittico tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, giunta in sala due anni dopo la prima. Muschietti, regista di entrambi, ha detto di intendere i due capitoli come un unico, solo, grande film. Difficile accontentarlo, più che altro per la disparità qualitativa tra l’uno e l’altro. Innanzitutto pesa la mancanza di Cary Fukunaga, talentuoso sceneggiatore del primo, sostituito (chissà perché) da Gary Dauberman, che fa fatica ad esporre con coerenza la moltissima materia che compone il romanzo. In seconda istanza, spiace che siano quasi del tutto assenti quelle godibili atmosfere anni ottanta rievocate nel primo, forse troppo figlie del fenomeno Stranger Things ma comunque utili per creare un clima di paura sana e in qualche modo divertente. Certo, lo sviluppo dell’intreccio richiedeva più spazio agli adulti e meno ai bambini (che tuttavia appaiono in molti flashback, ringiovaniti digitalmente per apparire identici a com’erano nel primo capitolo), ma questa non può essere una scusa per fare un film totalmente privo di ironia. Anche perché, come già accadeva nella miniserie del 1990, gli attori bambini sono molto più  affiatati e simpatici dei loro corrispettivi adulti, tra i quali non fa breccia nemmeno il comico Hader (del resto non ha una – una! – battuta decente). Non mancano sequenze riuscite e spaventose, ma nel complesso il film non convince, troppo lungo e con un finale interminabile che non brilla per acume (Pennywise viene sconfitto a suon di parolacce – sic). Camei dei registi Xavier Dolan (la prima vittima di Pennywise) e Peter Bogdanovich (il regista con cui lavora Bill) e, ovviamente, di Stephen King (il negoziante che rivende la bicicletta a Bill).

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