Re per una notte

(The King of Comedy)

Regia di Martin Scorsese

con Robert De Niro (Rupert Pupkin), Jerry Lewis (Jerry Langford), Diahnne Abbott (Rita Keane), Sandra Bernhard (Marsha), Shelley Hack (Cathy Long), Martin Scorsese (regista televisivo), Fred De Cordova (Berth Thomas), Kim Chan (Jonno) Tony Randall, Ed Herlihy, Joyce Brothers (loro stessi).

PAESE: USA 1983
GENERE: Commedia nera
DURATA: 109′

Rupert Pupkin è un trentaquatrenne newyorchese che vive ancora con la madre e sogna di diventare un comico televisivo di fama. Per farlo cerca in ogni modo di avvicinare Jerry Langford, presentatore di un celeberrimo programma televisivo. Quando si sente rifiutato, lo rapisce e chiede come riscatto la possibilità di andare in onda al posto suo.

Scritta da Paul D. Zimmerman, una godibilissima black comedy che riflette sul concetto di successo e su quanto siamo stati abituati a pensare che l’unica realizzazione possibile sia attraverso la televisione (e i media in generale). Pupkin è certamente colpevole delle sue azioni, ma egli è in fondo solo l’ennesimo sfigato che la società ha condannato ad essere sfigato (il professore lo bocciava sempre, la madre lo opprime, tutti sbagliano continuamente il suo nome perché non gli prestano attenzione), e che ora cerca la rivalsa sognando – ossessivamente e disperatamente – di diventare qualcuno. Insomma, il registro è quello della commedia ma non siamo poi tanto lontani da Taxi Driver (1976). Memorabile De Niro sopra le righe con baffetti e outfit improponibili, geniali le parentesi in cui Rupert sogna di dialogare con Langford (un Jerry Lewis preso in controparte, serioso e poco simpatico) e straordinario il monologo finale, sia per come è stato realizzato (De Niro bravissimo in quello che è di fatto un lungo piano sequenza senza stacchi) sia per ciò che racconta (Pupkin è davvero un ottimo comico, ma l’unico modo che gli resta per poterlo dire al mondo è compiendo un atto criminoso). Fulminei camei di Joe Strummer, Mick Jones e Paul Simonon dei Clash e notevole colonna sonora che mescola Pretenders, B.B. King, Talkin Heads, Van Morrison e Ray Charles. Fotografia: Fred Schuler. Montaggio: Thelma Schoonmaker. Una volta tanto il titolo italiano, che cita la frase finale del monologo del protagonista (“meglio re per una notte che buffone per sempre”), è più significativo di quello originale. Nonostante si trattasse della quinta collaborazione Scorsese/De Niro, il film fu un sonoro flop al botteghino. “Un insuccesso che fa onore al regista” (Morandini).

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