Regia di Ivano De Matteo
con Valerio Mastandrea (Giulio), Barbora Bobulova (Elena), Rosabell Laurenti Sellers (Camilla), Maurizio Casagrande (Stefano), Rolando Ravello (Franco), Antonio Gerardi (Pietro), Lupo De Matteo (Luca), Grazia Schiavo (Stefania), Antonella Attili (padrona della pensione), Stefano Masciolini (Lucio), Giorgio Gobbi (Mario), Paola Tiziana Cruciani (padrona di casa).
PAESE: Italia 2012
GENERE: Drammatico
DURATA: 112′
Impiegato comunale, Giulio si separa dalla moglie che non riesce a perdonargli il tradimento con una collega. Costretto a cercarsi una nuova sistemazione, scopre quanto sia difficile sbarcare il lunario nella Roma odierna. Ridotto in povertà, rischia anche di incrinare i rapporti con gli amati figli…
Quarto film di De Matteo, che l’ha anche scritto con Valentina Ferlan. Racconta la precarietà dell’ex classe media italiana, in perenne equilibrio (da qui il titolo) tra vita dignitosa e povertà, spesso poco sostenuta dallo stato e dimenticata dalla politica. È emblematico notare come scendendo verso il basso della piramide sociale italiana Giulio incontri sempre più immigrati, a riprova di quanto siamo ancora indietro in termini di accoglienza e integrazione. Il luogo comune secondo cui gli stranieri fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare non si rivela affatto un luogo comune. Ottima prova di Mastandrea (premiato con un David), della Bobulova e della giovane Laurenti Sellers, ben sostenuti da una regia essenziale ma fortemente simbolica che riesce a trasmettere anche a livello visivo la solitudine – fisica ed esistenziale – del protagonista. La prima parte funziona a meraviglia, la seconda è un pò troppo ripetitiva, inverosimile, esagerata. Insomma, ci mette troppo ad arrivare al dunque. Detto questo, va visto per il suo valore storico, “di fonte”. Il piccolo Lupo De Matteo è il figlio del regista. Ottima fotografia di Vittorio Omodei Zorini. Un film non del tutto riuscito, ma delicato, sincero, doveroso. Da vedere.
