22.11.63

(11.22.63)

Regia di registi vari

con James Franco (James Epping), Sarah Gadon (Sadie Dunhill), Chris Cooper (Al Templeton), Lucy Fry (Marina Oswald), George MacKay (Bill Turcotte), Daniel Webber (Lee Harvey Oswald), Nick Searcy (Deke Simmons), Tonya Pinkins (Mimi Corcoran), T.R. Knight (Johnny Clayton), Josh Duhamel (Frank Dunning), Leon Rippy (Harry Dunning), Cherry Jones (Marguerite Oswald), Jonny Coyne (George de Mohrenschildt).

PAESE: USA 2016
GENERE: Fantascienza
DURATA: 8 episodi da 50′ – 70′

Un mite insegnante d’inglese del Maine scopre che nella dispensa della tavola calda che frequenta da sempre c’è un tunnel temporale che porta nel 1960. Spronato da Al, proprietario della tavola calda e malato di cancro, va nel passato con l’obbiettivo di salvare JFK e rendere il mondo un posto migliore. Troverà addirittura l’amore, ma non sempre “correggere” il passato porta benefici anche al presente…

Distribuita dal servizio di streaming Hulu e prodotta da Joseph Boccia, Athena Wickman e dall’onnipresente JJ Abrams, è una miniserie di otto episodi tratta dal romanzo (quasi) omonimo di Stephen King del 2011, uno dei pochi lontani dall’horror e vicini alla fantascienza, anche se la premessa fantascientifica è più che altro un pretesto per puntare all’affresco d’epoca e riflettere sull’ambivalenza di quegli anni, in cui non mancava la speranza – incarnata proprio dai Kennedy – ma nemmeno le ombre (segregazione razziale, repressione sessuale, fondamentalismi religiosi). I cultori della fantascienza spazio-temporale ci metteranno poco a capire come andrà a finire il tutto – sin da Ritorno al futuro – Parte 2 sappiamo che compiere un atto apparentemente “giusto” nel passato non porta per forza di cose a un futuro migliore – eppure il racconto è portato con grazia, garbo, ironia, sostenuto da notevoli contributi tecnici e da una meravigliosa prova di Franco, anche produttore e regista di un episodio, nei panni dell’uomo comune per nulla eroico che cerca solo di fare la cosa giusta (personaggio tipicamente kinghiano). I fan più accaniti dello scrittore di Portland non hanno perdonato alla serie l’eccessiva importanza data alla trama sentimentale (a discapito dello studio antropologico dei 60’s) né la quasi totale assenza dei molti rimandi meta-letterari del romanzo (come quello a It, dello stesso autore), eppure è innegabile che lungo questi 8 episodi non ci sia un solo momento sbagliato, una sola trovata non credibile, una psicologia o un personaggio mal raccontati. Una serie classica, lineare, ma anche emozionante, divertente, godibilissima. Magistrale prova di tutti gli attori principali (che sorpresa la Gadon!), ma i comprimari non gli sono da meno. Da vedere.

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