Animal House

(Animal House)

Regia di John Landis

con Tim Matheson (Eric “Otter” Stratton), Karen Allen (Katy), Tom Hulce (Larry), John Belushi (John “Bluto” Blutarski), John Vernon (Dean Vernon Wormer), Verna Bloom (Marion Wormer), Donald Sutherland (Professor Jennings), Peter Riegert (“Boon”), Cesare Danova (Carmine DePasto), Mary Louise Weller (Mandy Pepperidge), Stephen Furst (Kent Dorfman), James Daughton (Greg Marmalard), Bruce McGill (Daniel Simspon “D-Day” Simpson), Mark Metcalf (Doug Neidermeyer), James Widdoes (Robert Hoover), Martha Smith (Barbara Jansen), Kevin Bacon (Chip Diller).

PAESE: USA 1978
GENERE: Commedia
DURATA: 109′

1962. Gli studenti del Faber College si scontrano apertamente: i perfettissimi membri della confraternita Omega vogliono sbattere fuori, con la complicità di un rettore corrotto, i nullafacenti simpaticoni della Delta. Questi ultimi, non molto preoccupati,  prima fanno un Toga Party, poi sabotano l’annuale parata cittadina, demolendo un intero quartiere.

Primo film di Belushi dopo lo strepitoso successo al Saturday Night Live, Animal House è un capolavoro indiscusso di buffoneria goliardica anarcoide. Landis si beffa di istituzioni e perbenismo con graffiante umorismo e con una comicità volgarotta ma mai fastidiosa. Lo spirito riottoso del gruppo Delta contro il perbenismo untuoso degli Omega diventa la metafora dell’intera società USA, e Landis è coraggioso nel muovere la sua satira verso bersagli politici ben precisi. Il finale, poi, è di un beffardo raramente già visto in sede hollywoodiana. La sua vera forza – e anche il suo maggior punto debole – è nella sceneggiatura (di Harold Remis, Douglas Kenney e Chris Miller): capace di guizzi fenomenali, accompagnati dalle “perle” improvvisate sul set dallo stesso Belushi, ma troppo spesso debole in alcune battute un po’ troppo datate che hanno ormai perso la propria verve. Resta, comunque, un film assolutamente e sguaiatamente  divertente. Il personaggio di Belushi è un po’ lasciato in disparte – il suo nome divenne primo nei credits solo dopo la sua morte prematura – ma forse il film ci guadagna in linearità e compattezza (nemiche, spesso, dell’improvvisazione). Entrata nella storia la battuta di Bluto, all’alba dell’espulsione della sua confraternita dal college: “è forse finita quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour? Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!”. Belle musiche, sia quelle scelte da Landis che quelle originali composte da Elmer Bernstein.

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