Incubo Mortale – Cigarette Burns

(Cigarette Burns)

Regia di John Carpenter

con Norman Reedus (Kirby Sweetman), Udo Kier (Bellinger), Gary Hetherington (Walter), Christopher Britton (Meyers), Zara Taylor (Annie), Chris Gauthier (Timpson), Douglas Arthurs (Dalibor), Colin Foo (Fung), Gwynyth Walsh (Katja), Christopher Redman (Willowy Being), Lulius Chapple (Henri Cotillard), Taras Kostyuk (Kaspar), Brad Kelly (Horst).

PAESE: USA 2005
GENERE: Horror
DURATA: 56′

Cinefilo sfegatato, gestore di un misero cinema, indebitato fino al collo, Kirby Sweetman accetta di trovare per un perverso filantropo – previo compenso di 200.000 dollari – una copia del film “maledetto” La fin absolue du Monde, la cui visione provocò alla prima una serie di inspiegabili raptus omicidi che portarono alla morte di quattro persone. Dopo varie ricerche, il giovane entrerà in possesso dell’ambita pellicola, ma nemmeno lui riuscirà a salvarsi dalla brutalità del mostrato.

Ottavo episodio della serie Masters of horror , voluta dal regista Mick Garris (Critters 2) che ha riunito le firme più autorevoli del panorama horror internazionale. Carpenter ritenta, dopo il suo capolavoro Il seme della follia, il discorso metaforico sulla potenza dell’arte (che qui non è la letteratura ma il cinema stesso) che si fonde con la vita reale e la plasma e la modifica. Le premesse per fare bene c’erano tutte, a partire dall’originalità del soggetto fino al discorso meta- cinematografico in cui Carpenter è sempre stato abile: le bruciature di sigaretta (cigarette burns appunto) sono una caratteristica tecnica dei vecchi film, e consistono in cerchi neri simili a delle bruciature che appaiono durante la proiezione, segnalando così a chi metteva le pellicole che la bobina stava terminando e si doveva sostituirla. Qui il procedimento si mescola con la realtà: Kirby inizia a vederli e, proprio come per una pellicola che sta per finire, essi si fanno simbolo della fine della vita del protagonista che ha mescolato in modo eccessivo la propria esistenza con quella di un film. Fin qui tutto bello, ma il risultato finale purtroppo non è dei migliori: l’aura di mistero che si instaura intorno alla malefica pellicola funziona molto bene, ma è rovinata da una sceneggiatura – di Drew McWeenye Scott Swan – troppo vistosamente in affanno e da una messa in scena banalmente effettistica e truculenta (effetti curati dal maestro Greg Nicotero con Howard Berger). E francamente la storiella della fidanzata suicida è tirata per i capelli e mal inserita nell’intreccio. È un film che fatica a decollare e che non funziona. Peccato, perchè l’idea non era affatto male.

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