Scary Movie 4

Regia di David Zucker

con Anna Faris (Cindy Campbell), Craig Bierko (Tom Ryan), Conchita Campbell (Rachel), Cloris Leachman (Miss Norris), Bill Pullman (Henry Hale), Carmen Electra (Holly), Chris Elliott (Ezekiel), Molly Shannon (Marylin), Charlie Sheen (Tom), Simon Rex (George), Leslie Nielsen (Presidente Harris), Regina Hall (Brenda Meeks), Anthony Anderson (Mahalik), Kevin Hart (CJ), Michael Madsen (Oliver), Shaquille O’Neal (Se stesso), Phil McGraw (Se stesso).

PAESE: USA 2005
GENERE: Comico
DURATA: 83′

La scemetta giornalista Cindy Campbell deve affrontare questa volta un bambino indemoniato proprio mentre terribili alieni attaccano la terra a bordo di gigantesche macchine che polverizzano gli umani.

Quarto capitolo della saga, lontano dai primi due e vicino al terzo, anch’esso di David Zucker. La linea è la stessa del precedente: dialoghi poco scurrili ma divertentissimi, gag fisiche esilaranti vicine allo slapstick, presa in giro “cattiva” dei blockbusters di genere. E così, se il canovaccio centrale è una parodia mista tra The Grudge e La guerra dei mondi, le divagazioni verso altre pellicole non si contano più: da The Village – strepitosa la parentesi nei boschi – a Saw L’enigmista (l’introduzione), passando per Million Dollar Baby e I segreti di Brokeback Mountains. L’accumulo di gag, per quanto eccessivo e ai limiti della comprensione, funziona e diverte ancora una volta: merito certo di una regia camaleontica – cambia a seconda del genere che beffa – di Zucker, ma anche di una sfilza infinita di attori comici dalla faccia giusta: dalla svampita protagonista al mitico presidente Harris di Leslie Nielsen, dal padre degenere di Craig Bierko (spettacolare il finale in cui sfotte l’ospitata di Tom Cruise da Oprah Winfrey) al cameo del “bifolco” Bill Pullman. Al di là delle cadute di stile e delle ridondanze, Scary Movie dimostra ancora una volta di essere una serie che invecchiando migliora. Infatti, pur non essendo all’altezza del precedente, questo quarto capitolo è di gran lunga superiore ai primi due. Si ride, ancora una volta, e si ride sano e politicamente scorretto.

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