Diary of the Dead – Le cronache dei morti viventi

(Diary of the Dead)

Regia di George A. Romero

con Michelle Morgan (Debra), Joshua Close (Jason), Shawn Roberts (Tony), Amy Lalonde (Tracy), Joe Dinicol (Eliot), Scott Wentworth (Andrew Maxwell), Philip Riccio (Ridley), Chris Violette (Gordo) Tatiana Maslany (Paduma).

PAESE: USA 2007
GENERE: Horror
DURATA: 95′

Mentre sono impegnati a girare un film dell’orrore in un bosco, alcuni studenti di cinema apprendono che i morti di tutto il mondo si stanno risvegliando con l’unico scopo di azzannare i vivi. A bordo di un camper cercano di raggiungere le proprie famiglie, e intanto continuano a filmare l’orrore che incontrano…

Dopo aver messo la parola fine alla saga con l’ottimo Land of the Dead, Romero firma il suo quinto film di zombi, non tanto un seguito quanto una variazione sul tema, e infatti si riparte dagli albori del contagio. Scegliendo di utilizzare lo stile della camera a mano il regista sembra accodarsi alle mode dell’horror moderno, ma la sua operazione è molto diversa da prodotti coevi come Blair With Project, Rec, Cloverfield e molti altri. Meno gratuita, più fortemente “politica”. Diary of the Dead è probabilmente uno dei più riusciti, inquietanti, intelligenti atti d’accusa verso la società dei media, un apologo sul potere delle immagini e sull’incapacità oramai assoluta di comprovarne l’autenticità. La protagonista sopravvissuta ci dice all’inizio che le immagini che vedremo sono frutto di un montaggio successivo agli eventi, cui sono stati aggiunti musica ed effetti sonori: Romero denuncia l’impossibilità di identificare il reale, anche e soprattutto quando le immagini appaiono girate in presa diretta. Nel farlo racconta il potere “sociale” dei media (un network taglia le immagini di un aggressione per dare la colpa agli immigrati), il rischio di diventare, grazie al web (o a causa di esso), tutti “raccontatori presunti di realtà”, l’ossessione di dover documentare tutto, passivamente e senza mai agire. Uno dei protagonisti, morso da uno zombi, dice all’amica “shoot me!”,  che in inglese vuol dire “sparami”, ma anche “filmami”. “C’è un nuovo virus che trasforma in zombi: quello dei mass media” (Mereghetti). Costato appena 2 milioni (lo si vede nei molti effetti digitali che sostituiscono quelli “artigianali”), è una riuscita parabola sulla società odierna cannibale e priva di umanità. Addirittura, come dimostra l’atroce inquadratura finale, gli unici a suscitare davvero la pietas del regista sono proprio gli zombi. Uno dei migliori film della saga. In Italia è passato fugacemente in poche sale col titolo Le cronache dei morti viventi.

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