(Smoke)
Regia di Wayne Wang [e Paul Auster]
con William Hurt (Paul Benjamin), Harvey Keitel (Auggie Wren), Stockhard Channing (Ruby McNutt), Harold Perrineau Jr. (Rashid Cole), Forest Whitaker (Cyrus Cole), Victor Argo (Vinnie), Erica Gimpel (Doreen Cole), Clarice Taylor (Nonna Ethel), Ashley Judd (Felicity), Giancarlo Esposito (Tommy), Mary B. Ward (April), Michelle Hurst (zia Em), Jared Harris (Jimmy Rose), José Zúñiga (Jerry), Malik Yoba (il rettile), Mel Gorham (Violet).
PAESE: USA, Germania, Giappone 1995
GENERE: Commedia drammatica
DURATA: 112′
Brooklyn (New York), 1990. Con epicentro la tabaccheria gestita da Auggie, s’intersecano diverse vicende umane, tra cui quella dello scrittore vedovo Paul Benjamin, che si ritrova ad ospitare un giovane ragazzo di colore in cerca del padre mai conosciuto, e quella dello stesso Auggie che scopre da una ex fiamma di avere una figlia diciottenne, incinta e dipendente dal crack.
I titoli di testa recitano «un film di Wayne Wang e Paul Auster», entrambi registi (ma solo il primo accreditato), entrambi sceneggiatori partendo da un racconto breve dello stesso Auster, intitolato Il racconto di Natale di Auggie Wren e pubblicato sul New York Times nel 1990. Proprio come Auggie, che fotografa ogni mattina i passanti davanti alla sua tabaccheria, Wang e Auster si divertono a fotografare un umanità eterogenea, perduta eppure viva, in un’America costellata di padri assenti (Cyrus), inconsapevoli (Auggie), mancati (Paul), ma forse ancora in tempo per diventare padri putativi di qualcuno che ne ha bisogno. Il risultato è un godibilissimo ritratto/omaggio agli abitanti della città di New York, raccontati con simpatia e tenerezza, senza il bisogno di una vera e propria trama ma con dialoghi memorabili, in bilico tra lo Spike Lee di Fa la cosa giusta e il cinema di Jim Jarmusch. Nessuno, alla fine, ottiene quello che vuole, ma in fondo va bene così: l’importante è parlare, raccontare, ridere. Come del resto sottolinea la straordinaria sequenza finale in cui Auggie espone a Paul la propria storia di Natale, vero e proprio inno alle storie e alla necessità di continuare a raccontarle. Meglio se ad un amico disposto ad ascoltare. A ricordarci il proprio ruolo di osservatore presente ma non giudicante, Wang privilegia lunghi piani sequenza e inquadrature statiche, quasi come se la sua macchina da presa fossero gli occhi di uno dei personaggi che guarda le scene nel loro divenire, senza interrompere. Grandi prove di tutti gli attori, ma Keitel è inarrivabile. Whitaker e Perrineau hanno solo due anni di differenza, ma interpretano padre e figlio. Ottimo commento musicale di Rachel Portman e due grandi pezzi di Tom Waits, Downtown Train e Innocent When You Dream, quest’ultima nei meravigliosi titoli di coda in cui, in bianco e nero, vediamo la trasposizione in immagini della storia di Natale di Auggie. Fotografia di Adam Holender. Un gioiello. Nei sei giorni avanzati dal programma delle riprese, Wang e Auster girarono una sorta di seguito/spin-off che uscì lo stesso anno col titolo Blue in the Face. Un David di Donatello a Keitel per il miglior attore straniero, nell’ultimo anno in cui fu assegnato.